Il comunitarismo libertario è visto come movimento atipico da chi non conosce tale stile di vita, perché è davvero l'unica reale alternativa sociale che schiettamente combatte per un mondo nuovo. La nostra visione trae radici dall'anarchismo classico e dai pensatori che promuovevano libertà ed indipendenza. Nel nostro mondo, noi auspichiamo un predominio, in maniera non totalitarista, ma attraverso la libera associazione delle persone, delle comunità/tribù auto-sufficienti ed auto-governate.
L'anarchismo è definito come la filosofia politica applicata o il metodo di lotta alla base dei movimenti libertari volti fattualmente già dal XIX secolo al raggiungimento dell'anarchia come organizzazione societaria, teorizzante che lo Stato sia indesiderabile, non necessario e dannoso o in alternativa come la filosofia politica che si oppone all'autorità o all'organizzazione gerarchica nello svolgimento delle relazioni umane. I fautori dell'anarchismo, noti come anarchici, propongono società senza Stato basate sulle associazioni volontarie e non gerarchiche. Il termine inteso in senso politico venne inizialmente utilizzato dal girondino Jacques Pierre Brissot nel 1793, definendo negativamente la corrente politica degli enragés o arrabbiati, gruppo rivoluzionario radicale critico di ogni forma d'autorità. Nel 1840 con Pierre-Joseph Proudhon e il suo saggio Che cos'è la proprietà? (Qu'est-ce que la propriété?) i termini anarchia e anarchismo assumeranno una connotazione positiva.
Ci sono alcune tradizioni di anarchismo e sulla base della storia del movimento transitata attraverso il dibattito fine-ottocentesco dell'anarchismo senza aggettivi, alla fine del quale Errico Malatesta sintetizzò il concetto con la frase «Per conto mio non vi è differenza sostanziale, differenza di principi», non tutte si escludono vicendevolmente. Le scuole di pensiero anarchico possono differire tra loro anche in modo sostanziale, spaziando dall'individualismo estremo al totale collettivismo. Le tipologie di anarchismo sono state suddivise in due categorie, ovvero anarco-socialismo e anarco-individualismo, tuttavia compaiono anche altre suddivisioni basate comunque su classificazioni dualiste simili.
Storicamente, il movimento anarchico si è sviluppato in seno al movimento operaio in quanto espressione, al pari delle altre correnti socialiste, della protesta dei lavoratori contro lo sfruttamento moderno. Su questo punto, esso può essere considerato come una reazione radicale alla condizione operaia del XIX secolo, caratterizzata dalla forte gerarchizzazione del salariato e dalla netta divisione in classi della società. Dalla loro nascita, tuttavia le idee anarchiche entrano e sono in conflitto sia con le concezioni riformiste del socialismo (che sostenevano la possibilità di cambiare "progressivamente" le basi inegualitarie della società capitalista) sia con le concezioni marxiste, in particolare per quanto riguarda l'uso dello stato come mezzo rivoluzionario.
L'obiettivo della teoria anarchica è la nascita di una società di uomini liberi e uguali dal punto di vista dei diritti.
Libertà ed eguaglianza dei diritti sono i due concetti chiave attorno ai quali si articolano tutti i progetti libertari. Differenze sorgono sull'interpretazione del concetto di eguaglianza: mentre infatti le correnti che si rifanno al comunismo considerano desiderabile e perseguono l'eguaglianza considerata come uniformità dal punto di vista dei mezzi a disposizione di ogni individuo per perseguire i propri scopi, le correnti che sostengono il libero mercato (i sostenitori del cosiddetto "socialismo di mercato") considerano l'uniformità come un'utopia che oltre ad essere indesiderabile è, a causa della naturale diversità degli individui, irraggiungibile. In quanto socialisti, tutti gli anarchici sostengono il possesso collettivo dei mezzi di produzione e di distribuzione. In quanto libertari, essi pensano che la libertà dispieghi il suo reale significato in quanto accompagnata dall'eguaglianza. Libertà ed eguaglianza devono essere "concrete", cioè sociali e fondate sul riconoscimento uguale e reciproco della libertà di tutti.
Mentre il pensiero borghese liberale aveva come motto "la mia libertà finisce dove inizia la tua", per gli anarchici (ad eccezione degli anarco-individualisti) la libertà dell'individuo non è limitata ma confermata dalla libertà altrui. "Sono partigiano convinto dell'eguaglianza economica e sociale – ha scritto Bakunin – perché so che al di fuori di questa eguaglianza, la libertà, la giustizia, la dignità umana, la moralità e il benessere degli individui così come la prosperità delle nazioni non saranno nient'altro che menzogne; ma, in quanto partigiano della libertà, questa condizione primaria dell'umanità, penso che l'eguaglianza debba stabilirsi attraverso l'organizzazione spontanea del lavoro e della proprietà collettiva delle associazioni dei produttori liberamente organizzate e federate nei comuni, non attraverso l'azione suprema e tutelare dello Stato". Per realizzare una tale società, gli anarchici ritengono indispensabile combattere non solo le forme di sfruttamento economico ma anche quelle di dominazione politica, ideologica e religiosa.
Per gli anarchici, tutti i governi, tutti i poteri statali, quale che sia la loro composizione, origine e legittimità, rendono materialmente possibile la dominazione e lo sfruttamento di una parte della società sull'altra. Secondo Proudhon, lo Stato non è che un parassita della società che la libera organizzazione dei produttori e dei consumatori deve e può rendere inutile. Su questo punto le concezioni anarchiche sono totalmente divergenti dalle concezioni liberali che fanno dello Stato l'arbitro necessario ad assicurare la pace civile.Per la critica anarchica, il ricorso ad una dittatura, definita proletaria, non ha condotto al deperimento dello Stato (e alla sua "estinzione" in termini marxiani) ma allo sviluppo di una enorme burocrazia fonte di soffocamento della vita sociale e della libera iniziativa individuale.
D'altra parte, fino alla sua caduta, proprio a tale burocrazia venivano imputate le ineguaglianze e i privilegi nei paesi dell'Est dove pure avevano abolito la proprietà capitalista. Come già aveva sottolineato Bakunin nella sua polemica con Marx "La libertà senza eguaglianza è una malsana finzione (…) L'eguaglianza, senza libertà, è il dispotismo dello Stato e lo Stato dispotico non potrebbe esistere per un solo giorno senza avere almeno una classe sfruttatrice e privilegiata: la burocrazia". Al modo di organizzazione della vita sociale governativo e centralizzatore, i libertari oppongono un modo di organizzazione federalista che permetta di sostituire lo Stato, e tutta la sua macchina amministrativa burocratica, attraverso la presa in carico collettiva da parte degli stessi interessati di tutte le funzioni inerenti alla vita sociale che si trovano precedentemente monopolizzate e gestite da organismi statali, posti al di sopra della società.
Il federalismo, in quanto modo di organizzazione, costituisce il punto di riferimento centrale dell'anarchismo, il fondamento e il metodo sul quale si costruisce il socialismo libertario. Il federalismo così inteso ha ovviamente ben poco a che vedere con le forme conosciute di federalismo politico praticato da un buon numero di Stati. Per i libertari non si tratta di una semplice tecnica di governo ma di un principio di organizzazione sociale a sé stante, capace cioè di inglobare tutti gli aspetti della vita di una collettività umana.
Il Comunitarismo Libertario, chiamato anche Tribalismo Libertario, come concepito crede in ciò che Marx chiamava 'L'estinzione dello Stato': che, a seguito di una serie di crisi economiche (a causa dell'instabilità del sistema economico capitalista) e persino ecologiche, gli Stati si suddivideranno in comunità separate, etnicamente omogenee oppure in comunità miste a seconda di come le persone vogliano associarsi liberamente, concentrate nelle aree rurali e semi-rurali. Queste comunità devono essere piccole e praticare l'autosufficienza.
La visione dei comunitaristi libertari ( o con il loro sinonimo Tribalisti libertari) non è così diversa da quella degli 'eco-primitivisti', un esempio su tutti, Richard Hunt: non si ripudia la tecnologia del 21° secolo, ma crede che un sistema in cui le persone vivono in piccole comunità lontane dal città sovraffollate, con abbondanza di terra coltivabile, è auspicabile in un paese con una popolazione molto ridotta. Nel nuovo ordine anarchico tribale, lo Stato cesserà di esistere e forse l'economia capitalista sarà sostituita da un sistema di baratto. Per quanto riguarda le funzioni di difesa, la milizia della piccola città sostituirà le forze militari convenzionali.
In termini pratici, il comunitarismo libertario significa una cessazione della politica di partito, della politica elettorale, della politica delle urne: nessuna partecipazione alla vita dello Stato o al sistema democratico liberista che costituisce la base dello Stato nel mondo occidentale oggi. La cosa migliore che una persona che lotta per un futuro migliore può fare è isolare se stesso e la propria famiglia dal lavaggio del cervello mediatico che subiamo tutti i giorni da scuola, istituzioni e media.Per questo sul nostro sito abbiamo battezzato la nostra categoria come "antipolitica" perché noi crediamo nelle persone e nelle idee, e siamo contro qualsiasi associazione non volontaria e contro l'autodeterminazione dei popoli e degli individui di vivere la vita che vogliono, nel modo in cui loro stessi ritengono sia la migliore per loro.
Per questo motivo, si sostiene una migliore istruzione che può anche essere domiciliare (per proteggere i propri figli dall'integrazione" forzata nelle scuole),, la protezione del nucleo familiare e il minor consumo possibile dei mass media occidentali, atti a creare una società di consumatori senza spina dorsale, schiavi del materialismo e del Capitale.
Crediamo che i nazionalisti che si impegnano nell'attivismo politico progettato per fomentare le masse contro il multiculturalismo e l'immigrazione, che partecipano alla politica di partito (ad esempio, aderiscono al BNP britannico e al FN francese, Lega o Fratelli D'Italia senza considerare le formazioni neo-fasciste) e che cercano di attuare una politica del governo di rimpatrio, inseguano l'oro degli sciocchi. Il rimpatrio è praticamente impossibile, ed è irrealistico per i nazionalisti britannici credere che in qualche modo il popolo britannico "si solleverà" e rimpatrierà quegli immigrati, con tutta la dislocazione e il tumulto che ciò comporterebbe. Queste personw, spesso xenofobe e bigotte, sono la guardia bianca del capitale e sono primi che vengono ingannati dalla propaganda mondialista e capitalista... la stessa sorte riguarda i loro “amici” dell'opposta fazione che creano divisioni e fomentano il potere.
L'unica soluzione è creare una 'società parallela', qui e ora, cioè lavorare per costruire una comunità alternativa o meglio, migliorare le relazioni tra gli individui disparati e separati che compongono quella comunità, e incoraggiarli a pensare di se stessi come comunità, e non individui, che esisteranno in totale isolamento dallo Stato e dai partiti politici. Tradizionalmente, l'anarchismo ha significato l'abolizione dello Stato e della proprietà: i lavoratori devono controllare i modi di produzione, senza l'intermediazione dei management, e possederli.
Devono espropriare, dai loro proprietari capitalisti, le fonti di ricchezza, di profitti, interessi e rendite, e dirigere imprese, fattorie, etc. Secondo linee democratiche. Lo Stato, in questo scenario, sta per estinguersi, e come tale, lo Stato esiste oggi solo per sostenere gli interessi della classe dirigente capitalista, per far valere i suoi diritti di proprietà e mantenere una società ed un sistema economico che corrono su linee inegualitarie.
Forse questa è un'interpretazione altamente anarco-sindacalista dell'anarchismo qui fornita; tuttavia è una cosa con cui molti anarchici sarebbero d'accordo. Il comunitarismo ha giusto qualcosa in comune con questa forma di anarchismo: ha più in comune con il pensiero successivo dell'anarchico Murray Bookchin, che, nel corso della sua carriera, ha sviluppato una filosofia che chiamava "comunitarismo". Nel suo saggio del 1992, Bookchin ha scritto che:
“A suo merito, l'anarchismo spagnolo - come i movimenti anarchici altrove - non si è mai concentrato completamente sulla fabbrica come locus classicus della pratica libertaria. Abbastanza spesso durante il secolo scorso e fino al periodo della guerra civile, i villaggi, i paesi e i quartieri delle grandi città, nonché i centri culturali popolari, sono stati i luoghi principali delle attività anarchiche. In queste arene essenzialmente civiche, le donne non meno degli uomini, i contadini non meno che i lavoratori, gli anziani non meno i giovani, gli intellettuali non meno che i lavoratori elementi déclassé non meno che membri definibili di classi oppresse - in breve, una vasta gamma delle persone interessate non solo alle proprie oppressioni, ma a vari ideali di giustizia sociale e libertà comunitaria - attiravano propagandisti anarchici e si dimostrarono altamente ricettivi alle idee libertarie. Le preoccupazioni sociali di queste persone spesso trascendevano quelle strettamente proletarie e non erano necessariamente focalizzate su forme di organizzazione sindacaliste. Le loro organizzazioni, infatti, erano radicate nelle stesse comunità in cui vivevano.”
[Murray Bookchin, "The ghost of anarcho-syndicalism" (1992), su http://dwardmac.pitzer.edu/Anarchist_Archives/bookchin/ghost2.html]
Le comunità autonome (le libere comunità) del comunitarismo libertario mirano a un governo di piccole comunità , di micronazioni - nelle città, nei quartieri; si sforza per quello che Bookchin chiama "municipalismo". In quanto tale, è incline al federalismo, cioè crede nel decentramento e nella devoluzione delle responsabilità dallo Stato, nell'autonomia dallo Stato. Ironia della sorte, tuttavia, l'anarchismo tradizionale crede nella rottura di comunità etnicamente omogenee e formate naturalmente, abbiamo molte volte detto apertamente che combattiamo il razzismo e la discriminazione in qualunque forma si presentino, ma rispettiamo le volontà delle singole comunità: ognuno si organizza come vuole, basta non danneggiare l'altro, ma rispettarsi!
Una comunità senza radici comuni (di qualsiasi tipo!) non è affatto una comunità. Molte aree urbane densamente popolate in Occidente sono costrutti del capitalismo: contengono cioè al loro interno popolazioni di discendenza europea che hanno vissuto lì per centinaia, se non migliaia, di anni. In tutti gli Stati occidentali, il governo incoraggia l'immigrazione dal Terzo Mondo per fini che non sono affatto umanitari: per il Capitale questi immigrati sono "buoni per l'economia" (il punto di vista neoliberista), ma, consentendo questa immigrazione, quei governi stanno calpestando i diritti delle piccole comunità etnicamente omogenee sradicandone il tessuto sociale. Per quale motivo? Ovviamente per sfruttare le risorse di quelle nazioni, e per fare il gioco del Capitale. E' chi paga tutto questo? Quelle povere persone che scappano dalle guerre (che hanno ovviamente ben altro da pensare e spesso sono costrette ad emigrare per sopravvivere) e che inconsapevolmente finanziano un discorso tutt'altro che politico e lecito, in collusione con mafia e politica.
Da qui l'antistatalismo di Libere Comunità. Idealmente, si vuole un insieme decentralizzato, federale, autonomo di comunità libere per prendere il posto dell'attuale sistema statale neoliberale/socialdemocratico che governa l'Occidente di oggi. Tali comunità sarebbero "organiche": cioè si sarebbero sviluppate, naturalmente, in un periodo di tempo, e non sarebbero state messe insieme dalle forze del capitalismo di mercato o da una politica di immigrazione liberale/socialdemocratica.
L'anarchismo è legato a doppio filo con il concetto di Libere Comunità, anche se non è l'esclusività ciò che noi puntiamo a creare ma l'inclusività. Il concetto delle società anarchiche, come quello del socialismo utopico di Furier, è legato a doppio filo con il concetto delle libere comunità, ma non è solo questo che deve caratterizzare quello che viene spesso chiamato Quinto Mondo, formato da ecovillaggi, micronazioni, comunità autonome, neo-tribù e insediamenti autosufficienti. Occorre però esplicare bene il concetto di cosa è l'anarchismo che spesso viene confuso come un caos disorganizzato.
Anarchia è, innanzitutto, un concetto plurisemantico in quanto esso si dirama in svariati campi della conoscenza. Il termine anarchia, come vedremo, s’estende in tre ambiti, in ognuno dei quali assume forme radicalmente differenti. Le tre vie dell’Anarchia sono: quella esteriore (sociale-politico), quella interiore (psichico-spirituale) ed in fine in quella metodologico-scientifica. Una data declinazione può sussistere indipendentemente dalle altre due.
Tale termine fu originariamente coniato per indicare una condizione di autogoverno dei cittadini che si opponesse ai totalitarismi delle grandi monarchie. L’anarchia, rifiutando i governi centralizzati ed ogni forma di autorità che s’impongono brutalmente sulle masse, è di fatto una democrazia estremizzata. Altro termine per indicare questo concetto di autodeterminazione degli individui e dei popoli è “acrazia”, che etimologicamente significa “assenza di potere”. Questo categorico rifiuto da parte degli anarchici di accettare ogni forma di governo venente dall’alto li rende affini a Thomas Jefferson, padre della costituzione americana. Egli, infatti, arringò la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti il 4 luglio del 1776, promuovendo una Repubblica Federale basata sull’autogoverno, sull’indipendenza e, soprattutto, sulla dignità di ogni cittadino di poter partecipare alle sorti del proprio paese mediante il diritto di voto. Come il padre degli USA, che ora piange in tomba vedendo Obama, anche l’Anarchico accetta il modello democratico del parlamento e del sistema rappresentativo.
Ed, esattamente come lui, afferma che “l’Albero della libertà ha bisogno, a volte, d’esser innaffiato col sangue dei tiranni”. Questo cardine della Costituzione Americana, è espresso ed argomentato in una lettera inviata a William Steven Smith in seguito alla rivoluzione dei lavoratori oppressi del Massachusets nel 1786 . Di fatto, è la legittimazione dell’insurrezione violenta. Le armi sono utili al fine di detronare quegli individui che, abusando della loro posizione da rappresentanti del popolo, rafforzano allo stremo il governo parlamentare imponendo così un’élite di oppressori camuffati da democratici. Un recente ed illuminante testo, assai somigliante alla Costituzione Americana, è, paradossalmente, il Libro verde di Gheddafi. Nei primi capitoli vi è illustrata una forma di autogoverno dei popoli che , per certi versi, si avvicina molto alle teorie di governo dei democratici delle polèis greche. Empedocle era così anarchico che, quando gli venne proposto il governo assoluto della città lo rifiutò, in quanto a detta sua tutti dovevano avere il diritto di prendervi parte. L’apologia delle città-stato democratiche e le nuove tesi anarco-municipaliste che spopolano in internet trovano appoggio nei testi di Charles Fourier. Questo filosofo illuminsta teorizzava l’organizzazione burocratica ed economica delle persone in “falangi” di dimensioni ridotte, affinchè le loro tasse, i loro voti e le loro ricchezze non venissero disperse in un regno troppo grandi da gestire. Ovviamente, come ben ribadisce il buon vecchio Max Stirner, padre di tutti gli anarchici, nelle comuni autogestite la forma giuridica dominante è la proprietà privata. La casa, il proprio dolce nido, a detta sua, è legittimo difenderla anche a costo di versar il sangue del ladro che tenta di penetrarvi. Inoltre, un sistema di gestione anarchico non include l’assenza di leggi in quanto esse non sono esercizi di potere bensì semplice strumenti di coordinazione.
L’anarchico rifiuta radicalmente le leggi emesse da un’organo parlamentare che ha smesso di rappresentare il popolo. In extremis, gli unici modi per ripulire ed igienizzare una politica democratica imputridita sono due: L’insurrezione violenta, che porta ad un caos atto a ricostituire un’altro sistema anarco-democratico, o la legittima presa di potere da parte di un monarca illuminato (più anarchico di tutti gli altri) che si impone come unico “al di sopra di tutte le leggi”.
In seguito, vi è l’Anarchia intesa come non più come sistema di organizzazione di una collettività ma come forma-mentis. L’anarchia esteriore esplicata in precedenza è radicalmente diversa dall’Anarchia interiore del Rivoluzionario. A riguardo nel saggio “Trattato del Ribelle” di Ernst Jünger vi troviamo la sua emblematica rappresentazione. Il Waldgänger, ossia l’uomo che s’oppone al sistema, colui che è in minoranza e quindi costretto a dover lottare per far valere il suo dissenso, è l’individuo eletto in grado di attingere da solo alle fonti più profonde della moralità. Costretto vagar da solo nella giungla del sistema, trattato alla guisa d’un brigante, il Waldgänger è anche dandy: Personaggio ed anima in eterna ricerca della propria individualità ed artefice del proprio destino, è consapevole d’essere attore di una farsa ma esige esserne anche il regista. L’Anarchia come forma-mentis, all’opposto di quella politica che mira al buon governo delle genti soddisfandone il più possibile, essendo individualismo allo stato puro, è radicalmente antidemocratica. Come dichiara Jünger il Ribelle è quell’Unico che vota nero quando tutti votano bianco e che, grazie al suo carisma, insegnerà alla mandria di pecore a farsi lupi. L’Individualista è colui che alla democrazia preferisce i totalitarismi in quanto esasperazione della meritocrazia e della Libertà di scelta del singolo. Quale anarchico, sotto sotto, non ha mai sognato di assurgere al ruolo di nuovo Napoleone?
In lui il senso di estraneità dalla massa è tale da portarlo a volerla dominare, ed , evidentemente, all’immensa offesa dell’appartenere alla mediocrità del popolino preferisce la morte. L’Anarchico individualista è paragonabile al genio, che vive nel creato e si fa creatore di cose nuove. Questo suo esser creati e creatore lo rende, inevitabilmente, un anticristo, un nemico di Dio, in quanto in lui vi percepisce un avversario ed un concorrente che però non potrà mai superare. Il super-uomo nietzscheano, nei suoi eccessi di superbia pretende di essere superiore alle leggi e di non averne più bisogno. Di fatto, si autolegittima ad infrangerle e a proporne di nuove.
La morale pubblica non serve più per comprendere quale sia il proprio l’imperativo categorico kantiano. Avvalendosi del paradosso l’Anarca, eremita e trascinatore di folle, può assurgere a Santo Redentore ed al contempo a terrorista golpista, senza per questo cadere in contraddizione con sè stesso. Eroe e mostro al contempo, folle e saggio in cui convivono ascetismo e perversione, l’Anarchico Individualista ha sfondato tutte le categorie comprensibili alla ragione e nel mondo del fenomeno non ha più alcun limite, essendo sovrano assoluto in quello del noumeno. È per questo che, inevitabilmente, l’individualista che si spinge allo stremo, esigendo di essere appieno artefice del proprio destino, ambirà sempre a staccarsi dalle masse per poterle poi indirizzare verso al suo ideale di bene. Se per Anarchico si intende colui che è al di sopra del governo e che lui stesso si preoccupa di emanar le leggi, allora, esso coinciderà con la figura dell’Imperatore.
A riguardo, come afferma Robert Poulet nel suo saggio “Contro il giovanilismo”, l’Anarchico nella sua interiorità emana una libertà tale da non aver più bisogno di manifestarla negli eccessi e nei vizi voluti dal corpo. Dopo essersi liberato persino dai bisogni della propria carne e dagli impulsi più bestiali della natura, l’Anarca, anche se imprigionato in una trincea di guerra nemica, imbrigliato in una divisa tra il fango, il sudore ed il sangue, potrà dirsi libero. Chi si professa individualista dev’essere forte, quanto è proprio nella sforzo di lottare che manifesta la propria Volontà. L’Anarca , individuo illuminato, nel suo diabolico voler concorrere a nuova divinità non vuol più esser schiavo nemmeno di sè stesso. E da qui, il passo che lo conduce all’ascetismo ed alla santità è breve. “L’ora et labora” del frati benedettini, paradossalmente, non è poi così distante dall’Anarcha che ha fatto l’imporsi della sua forza di volontà il proprio pane quotidiano. Di fatto, il Ribelle illustrato nei dialoghi de “ Manuale del piccolo individualista”, scritto da Hans Ryner, rifacendosi al manuale di Epitteto, è una sorta di saggio stoico benedetto dall’atarassia.
Per terminare, resta l’ultimo ambito in cui si manifesta la parola “Anarchia” da analizzare. Dopo aver visto che l’Anarchia esteriore si può ridurre a democrazia sbriciolata o a monarchia illuminata, ora snoccioleremo in breve l’Anarchia intesa come approccio gnoseologico.
L’epistemologia anarchica escogitata da Feyerabend evidenzia il carattere irrazionale, caotico, non lineare, dello sviluppo scientifico. Essa è, di fatto, un’alternativa al dogmatismo del razionalismo.
Ed è qui che l’Anarchia, intesa come modus operandi, assurge a Caos totale, imprevedibilità e confusione.
In politica e nell’animo l’Acrazia richiede la più ferrea autodisciplina ed una forza di volontà che non transige sugli errori e sulle mancanze. Sul piano epistemico essa esplode in una miliarde di direzioni diverse senza poter essere né domata né controllata. Bestiale, potente ed imprevedibile l’Anarchia intesa come approccio conoscitivo è quell’assenza progetti prestabiliti che vanifica ogni teoria delle probabilità ed ogni razionale previsione del causa-effetto. L’Anarchia come metodo operativo, che si rifà alla teoria del caos ed all’imprevedibilità dei sistemi complessi è in uso anche presso i manager del rischio che devono avere un’approccio che non sia unilaterale col mercato.
Il saggio di Feyerabend, trattante di scienza, illustra come le scoperte chimiche o le grandi invenzioni avvengano per caso, senza che possano essere predette. Infatti, la pennicilina, lo champagne e persino il viagra sono prodotti che hanno visto la luce…in seguito ad un errore , senza che fosse stato minimamente possibile prevederle. Nassim Taleb, filosofo contemporaneo e best-seller di fama mondiale, ne “Il Cigno Nero – Come l’improbabile governa la nostra vita” si fa eccellente portavoce di quest’anarchismo metodologico, le cui radici caotiche e disordinate suggon linfa dal Big Bang stesso. Senza che venga mai nominata l’ Anarchia si libra con tutta la sua crudele potenza nell’”Arte della Guerra di Boyd” di Osinga, dove è spiegato come nei conflitti armati di quarta generazione non vi sia strategia razionale che regga. Quindi, anche per vincere le guerre, a detta dei moderni strateghi, con gran dolore di Machiavelli, non resta che affidarsi al caso.
Oggi l’Anarchia viene continuamente offesa da coloro che le danno una connotazione politica. Essa infatti non dovrebbe essere né di destra né di sinistra, quindi, professarsi politicamente come “ Anarchici anti-fascisti” è un prendere una posizione che inevitabilmente crea delle scissioni e dei fronti in un movimento che dovrebbe essere unitario.
L’anarchia rifiutando di base le sovrastrutture teoriche ha le sue basi non nelle inutili elucubrazioni politiche, bensì nell’antropologia.
L’Anarchico è per principio nemico a tutte quelle cose innaturali e fittizie che avvelenano le radici primordiali dell’uomo, quindi non può tollerare le farneticazione riguardanti l’obbligo morale di accanirsi ad ad amare tutti per forza, incondizionatamente. La solidarietà tra animali di uno stesso branco è naturale, finchè non degenera in debolezza e sottomissione o , peggio, in estinzione.
L’Anarca è giunto ad un livello tale di autoconsapevolezza che può permettersi di retrocedere nell’evoluzione, di tornar selvaggio e cavernicolo, in virtù della ricerca delle proprie origini. L’Anima libera infatti riesuma quei concetti ancestrali che caratterizzano l’uomo identitario: Aborrisce i decenni d’ammaestramento che hanno manipolato le ideologie dei popoli, ed , oramai libero dalla sovrastruttura della cultura, s’appella alla tradizione ed al paganesimo del nido in cui è cresciuto. L’Anarchico compie il ritorno all’Archè, al principio primo, stando così sicuro star facendo il giusto.
Il saggio che ha scelto di sublimarsi in animale è amico della Natura e la rispetta, portando onore alla famiglia, al suo territorio e difendendo i suoi confini dalle tribù nemiche .
Il waldergäng non è né di destra né di sinistra perchè è libero dall’eredità della storia, dalla morale e dalle mode. S’aggrappa a due principi fondamentali legati alla Madre Terra, ossia il Sangue ed il Suolo. A prescindere dall’era in cui vive, dalle inclinazioni della società e dal giudizio degli altri il Ribelle è fieramente saldo sulle sue posizioni di contrasto al marciume della società attuale.
La natura ci ha fatti semplici ed abbiamo poche pretese basilari: Noi vogliamo mangiare, dormire, riprodurci, farci una famiglia, difendere i nostri cuccioli e la nostra proprietà privata. Tutte le cose che si frappongono tra l’uomo e l’istinto, tutte le gerarchie che non sono quelle di Madre Natura, sono estranee all’anarchismo.
Se siete interessati alla Libertà, quella vera, che ha le sue radici nel primitivismo e nella naturalezza, badate a non scambiarla però col libertinaggio: Anarchia non vuol dire caos.