Con il proliferare delle comunità online dedite alla satira ed ai "meme" (come Reddit), il nome del nazional-comunismo o del nazional-bolscevismo è saltato fuori come oggetto di satira e di scherno per via dei suoi contenuti controversi e quasi contradditori volendo conciliare due ideologie che sono state nemiche dal loro inserirsi nelle dinamiche politiche ed economiche dei secoli precedenti.

Comunismo e Nazionalismo sono davvero agli antipodi? La risposta è sempre la stessa di quando trattammo il tema spinoso tra l'anarchismo ed il nazionalismo (Nazionalismo ed Anarchismo sono davvero agli antipodi?), la risposta a questa domanda fatale è...

Prefazione

In realtà volendo fare gli avvocati del diavolo e volendo ricercare a fondo le origini e le radici di entrambe le ideologie, più volte nel corso della storia abbiamo visto come nazionalismo e socialismo, nazionalismo e comunismo, abbiamo avuto diversi punti di contatto e si siano sfiorati talmente tante di quelle volte da creare un vero e proprio rapporto di poli-amore tra gli esponenti di queste ideologie polarizzatesi solamente in un secondo momento, fino ad evolversi entrambi in due creature che non condividono più lo stesso percorso bensì sono posti in binari diametralmente opposti.

Prima però di analizzare tutti questi fenomeni trans-italici di fusione tra comunismo e nazionalismo, ribadiamo che nel '68, nel secondo dopo guerra, gli eretici che volevano mettere assieme comunismo e nazionalismo furono gli studenti di "Lotta Di Popolo", del quale ne abbiamo già approfondito in due diversi articoli: Leucio Miele e le Conquiste Sociali dell'OLP e quello generale sul movimento Lotta Di Popolo: Il Movimento Eretico Degli Anni '70.

Lotta Di Popolo aveva due linee di pensiero, la linea rossa (in maggioranza) e la linea nera (in minoranza). Così facendo si configurava con il primo esperimento politico del nuovo millennio di coniugazione di queste due ideologie apparentemente agli antipodi. L'argomento OLP è descritto in parte marginale più avanti nell'articolo.

Noi di Libere Comunità non siamo simpatici a tali ideologie, siccome siamo del ramo anarchico e libertario, però abbiamo pensato di prenderci del tempo e ricercare da libri, articoli e fonti, per dare a tutti voi non solo un argomento particolare, del quale approfondire e conoscere, ma anche per farvi arrivare il messaggio chiave di Libere Comunità: il rispetto delle differenze e soprattutto l'andare oltre i concetti base e ricercare quello che più ci piace, aprendo mente ed occhi a ciò che non conosciamo, facendo tesoro del pluralismo di ideologie e di idee che compongono questo mondo.

Alcune parti di questo articolo sono stati estrapolate e prese da altri articoli molto più specifici rispetto a quello argomento, non vogliamo appropriarci del loro operato ma li abbiamo inseriti con la volontà di creare un unico articolo "enciclopedico" sul Rossobrunismo.

Vogliamo ringraziare gli amici di Britney National Party per aver fornito gran parte del materiale. 

Senza indugiare, vi portiamo con noi nel mondo controverso chiamato "rossobrunismo" che ha visto due ideologie come il nazionalismo ed il comunismo (socialismo) unirsi per dare vita a qualcosa di quasi-completamente nuovo. Buon Viaggio.

Un fenomeno attuale

Sempre di più si parla di rossobrunismo. Rolling Stones (che dovrebbe trattare argomenti di cui conosce DAVVERO le cose) lo definisce come un fantasma che si aggira per l’Europa: in realtà il rossobrunismo è un magma piuttosto indistinto in cui entrano in gioco diversi ambiti politici che condividono alcune idee di fondo: il sovranismo, la lotta alla globalizzazione e al capitalismo, la critica serrata all’Euro e all’Unione Europea, un marcato anti-americanismo, la simpatia per la Russia di Putin, la condanna del cosiddetto buonismo della sinistra, soprattutto su temi quali l’immigrazione, la critica più o meno serrata del femminismo, della teoria gender o delle lotte LGBT.

A monte c’è l’idea di un socialismo nazionale, che beve da teorizzazioni ed esperienze degli anni interbellici e che ha vissuto diversi aggiornamenti negli ultimi settant’anni. Si tratta di quella fusione di socialismo e nazionalismo che aveva avuto nel sindacalista rivoluzionario Georges Sorel uno dei suoi mentori; una fusione rivendicata poi dallo stesso Mussolini che aveva affascinato non pochi dirigenti politici e intellettuali di sinistra tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale: da Nicola Bombacci a Ottavio Dinale, da Curzio Malaparte a Edmondo Rossoni, giusto per rimanere in Italia. Il fascismo, in parole povere, come vera realizzazione del socialismo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale ci sarebbero stati i gruppuscoli post-fascisti di Terza Posizione, l’esperienza sui generis dei nazimaoisti, il pensiero filosofico di Costanzo Preve e un largo eccetera. Sembrava cosa del passato, ma così non è. Quando ci si trova in una situazione di crisi – politica, economica, culturale, di valori – o di cambi epocali, come nell’attualità, il rossobrunismo, più o meno dichiarato, ritorna di moda.

Non è facile delimitare quest’area politico-culturale. I suoi confini sono piuttosto labili. Per questo, il fine di questo articolo è di lasciare un lasciato enclipedico sull'argomento.

Le Origini

"Rendete la causa della nazione la causa del popolo e la causa del popolo diventerà la causa della nazione". V.I. Lenin

Immaginiamo un laboratorio: in questo laboratorio prevale una materia, in questa materia prevale un big-bang e dentro questo big-bang, una catena di reazioni chimiche di straordinaria violenza. Alcune molecole si disfano, altre si formano e si sviluppa un formidabile processo di fissione, combustione, ricostruzione, combustione corpuscolare; al termine del quale appare una sintesi di prodotti di natura sconosciuta. Chi avrebbe potuto prevedere la sintesi del "nazionale" e del "sociale" nel 1920? Chi, prima di Barres, avrebbe potuto immaginare l'incontro, il semplice incontro, dei due termini? Perché, beh, è a questo punto che ci troviamo ora.

L'Europa "mutatis mutandis", è a questo punto. Non ritorna, inventa, non medita, improvvisa. Non ripete vecchie formule: le brucia, le trasforma in cenere e dai frammenti, combinati follemente, forma nuovi prodotti sconosciuti. Vi si trova il nazionalismo, certamente, così come frammenti di populismo, resti di antisemitismo e un po’ di buon vecchio comunismo, meno morto di quanto sembri. Tutti questi vengono miscelati e superati attraverso il test del big bang. Nel cuore del tumulto, anche se improbabile com'era a suo tempo, c'è la sintesi fascista. Questo è un mostro che la nuova Europa crepa sotto i nostri occhi, anche se per il momento lo fa alle nostre spalle. Non ha ancora nome, questo mostro, né ha una faccia. L'ipotesi è solo che esista o che un giorno esisterà". (B.H. Levy, "enser L’Europe" e "Le Monde des debats 1993”).

Nell'estate del 1993, la grande stampa scoprì quella che chiamava la tentazione o il pericolo del nazional-bolscevismo. Da Parigi a Mosca, i nostri giornalisti sembravano aver scoperto un nuovo fenomeno. La loro flagrante mancanza di cultura non ha permesso loro di conoscere la straordinaria tesi sul nazional-bolscevismo scritta dal professor Louis Dupeux quindici anni fa.

Da "Liberation" (Parigi) a "Soir" (Bruxelles), passando per "Le Monde", si è aperto un vero dibattito sull'argomento. Si moltiplicarono articoli, spesso contraddicendosi sul tema del nazional-bolscevismo e della fusione tra nazionalisti e comunisti. Così, "Liberation" ha intitolato un articolo, "La galassia nazional bolscevica" e ha parlato della "straordinaria convergenza ideologica che ha avuto luogo in questi ultimi mesi tra alcuni intellettuali comunisti e l'estrema destra". Ha sottolineato che "l'avvicinamento è avvenuto grazie al comune odio per la sinistra socialista, l'America e il sionismo". "Soir", d'altra parte, parlava di un'alleanza tra rossi e bruni e ha sottotitolato "Finzione politica o politica senza finzione?".

Nonostante la sua prima espressione politica tra le due guerre mondiali, il nazional-bolscevismo era già diventato una realtà politica europea alla metà degli anni '60 grazie a Jeune Europe di Jean Thiriart e alla sua evoluzione nel 1965 verso le tesi nazional-comuniste. Dagli anni '80 in poi, con le Partito Comunitarista National Europeo (P.C.N), il nazional-bolscevismo troverà una nuova espressione politica. Oggi, accanto al già citato P.C.N., numerose correnti postulano tesi che favoriscono una coalizione offensiva tra nazionalismo rivoluzionario e comunismo leninista contro il Sistema, il Nuovo Ordine Mondiale e l'egemonia americana; come la Nouvelle Resistance in Francia, Orion in Italia, Alternativa Europea in Spagna e il Fonte Nazional Bolscevico a Mosca.

La grande stampa si è invece interessata agli aspetti marginali del fenomeno nazional-bolscevico. Nel caso francese è stata sottolineata la strada comune degli intellettuali comunisti e dell'estrema destra insieme al progetto politico dei militanti comunisti russi e dei nazional-rivoluzionari. Tuttavia il bolscevismo nazionale è molto di più. È soprattutto desiderio politico di superare le linee di divisione tra destra e sinistra, tra antifascismo e anticomunismo mantenuto dal Sistema per dividere l'opposizione; ed è una volontà di offrire un'alternativa politica alla decadenza del mondo contemporaneo. Questi sono i diversi aspetti di ciò che "Liberation" chiama la "galassia nazional-bolscevica".

Non avendo mai avuto a che fare con fenomeni così politicamente inqualificabili, gli specialisti del "pret-a-penser" e del conformismo intellettuale hanno preferito includerlo in un comodissimo fagotto sotto il nome generico di "estrema destra", dimostrando, con questo, la loro mancanza di cultura e politica storica e la loro incapacità di considerare la realtà odierna al di fuori degli schemi tradizionali in cui il pensiero socio-politico è inquadrato e ridotto.

La Nascita del Nazional Bolscevismo

Il nazional-bolscevismo, indipendentemente dai suoi precursori sui quali torneremo e il primo dei quali è George Sorel, nacque storicamente in Germania con lo shock provocato dal crollo del Secondo Reich nel 1918 e per la crescente crisi emanata dalla creazione della Russia bolscevica nel 1917. Dalla sua nascita, il nazional-bolscevismo tedesco ha presentato le due tendenze che abbiamo già sottolineato: da un lato, la collaborazione tra intellettuali nazionalisti e comunisti e, dall'altro, un autentico movimento nazional-rivoluzionario che ha unito l’ideologia leninista con le questioni nazionaliste. Il nazional-bolscevismo nacque per superare l'ordine internazionale imposto da Versailles, le cui vittime furono soprattutto Russia sovietica e Germania, oltre all'Italia. Al di là delle opzioni ideologiche, il peso dell'ordine creato a Versailles, dettato dal presidente degli Stati Uniti Wilson, impose una situazione equilibrata ai nazionalisti tedeschi e ai comunisti russi. Prima ancora di creare una costruzione teorica o una costruzione politica rivoluzionaria, il nazional-bolscevismo tedesco sarebbe stato prima un nesso tra la frustrazione tedesca e russa riguardo all'ordine di Versailles. Di fronte al saccheggio e allo smembramento della Germania e della Russia da parte dei vincitori del 1918 e alle loro richieste eccessive, numerosi intellettuali tedeschi dichiararono apertamente che il regime bolscevico recentemente impiantato in Russia era preferibile all'umiliazione e la rovina imposta alla loro patria tedesca.

"Il famigerato bolscevismo nazionale nasce da una febbre provocata dall'incontro di due paure, ma in circostanze oggettivamente sfavorevoli... è una soluzione eroica, riducente per una minoranza di idealisti, affonda le sue radici in una tradizione reazionaria genuinamente “tedesca”. In questo modo si va oltre una semplice combinazione di circostanze ed è per questo motivo che questa "tentazione" sarebbe sopravvissuta e si sarebbe espressa in un tempo in cui la situazione interna ed esterna offriva una prospettiva di perdita radicale di legittimità in un ordine concreto davanti agli occhi dell'estrema destra appartenente all'Occidente conquistatore".

Il grande germanista Eltzbacher, professore di diritto a Berlino, sarebbe stato il primo a speculare su questa posizione nell'aprile 1919, in un proclama che avrebbe costituito la prima coerente manifestazione dottrinale del nazional-bolscevismo.

Le idee del professor Paul Eltzbacher hanno trovato un occhio attento nel campo sovietico. Karl Radek, incaricato dalla Prima Internazionale Comunista - il Comintern - della preparazione della rivoluzione in Germania, sarebbe a favore dell'alleanza tra reazionari tedeschi e comunisti russi.

Nel novembre 1919, Radek dichiarò "Questo è il motivo per cui nazionalisti onesti come Eltzbacher, scontenti della pace di Versailles e che hanno cercato un'unione con la Russia sovietica in quello che hanno chiamato bolscevismo nazionale, sono stati oggi totalmente isolati".

Il comunismo nazionale di Amburgo

La coalizione tra nazionalismo e comunismo leninista, all'interno di una formazione politica comune, risponderebbe rapidamente a questa prima convergenza intellettuale nazional-bolscevica, che è di per sé l'autentica essenza del bolscevismo.

Dal 1919 in poi si sarebbe incarnato in una corrente nazional-bolscevica sviluppata, inizialmente ad Amburgo, dai leader della rivoluzione sovietica Heinrich Laufenberg e Friedrich Wolfheim. In questa città derivarono posizioni nazional-comuniste radicali in alleanza con quelle della allora marcata tendenza nazionale. Nel 1919-20 Wolfheim e Laufenberg incoraggiarono una corrente nazional-bolscevica che doveva competere con le posizioni degli "spartani" (rivoluzionari di sinistra) che chiedevano la formazione del Partito Comunista Tedesco, K.P.D.; lo fecero in Germania e nel cuore della Prima Internazionale.

Dopo essere stati espulsi da questo partito nell'ottobre 1919, formarono immediatamente un partito comunista dissidente, il K.A.P.D. o Partito comunista operaio tedesco. Attraverso questo partito, che sarebbe stato rappresentato nel Comintern fino al 1922, Wolfheim e Laufenberg difesero l'idea di creare un'Armata Rossa tedesca per rilanciare la guerra contro i vincitori di Versailles.

Dopo la vittoria del nazionalsocialismo nel 1933, alcune strutture nazional-bolsceviche sopravvissero all'apparato politico e intellettuale del Terzo Reich. Tra questi c'era in particolare, il Fichte-Bund, creato ad Amburgo sulla linea del K.A.P.D. Questa struttura finirà per integrarsi e sopravvivere nel Terzo Reich. Diretto dal professor Kessemaier di Amburgo, questo movimento universitario e intellettuale aveva molte formazioni parallele in Europa. Tra loro c'era un giovane di Lieja uscito dalle linee del comunismo estremo, un certo Jean Thiriart, sul quale torneremo più tardi ... ".

Il Bolscevismo nazionale tedesco negli anni '20 e '30

A partire dalla metà degli anni venti fino all'arrivo del nazionalsocialismo nel 1933, il nazional-bolscevismo diventerà una parte importante del panorama intellettuale della Repubblica di Weimar. C'erano numerosi intellettuali che avrebbero abbracciato posizioni nazional-bolsceviche.

In primo luogo, dobbiamo nominare Ernst Niekisch, che sarebbe il più celebre e il principale rappresentante della corrente nazional-bolscevica tedesca.

Proveniente dalla corrente socialista tedesca, Niekisch, si evolverà verso posizioni nazional-bolsceviche e neo-nazionaliste, in particolare, attraverso la rivista che ha formato: "Widerstand" (Resistenza), che ha avuto una notevole influenza specialmente sui movimenti giovanili tedeschi precedenti al 1933. La corrente di Niekisch era composta da ex-socialdemocratici e sindacalisti ai quali si aggiunsero numerosi rappresentanti dei della corrente neo-nazionalista. Dopo il 1933, Niekisch si espresse, ogni volta con più forza, contro le posizioni di Hitler, che avrebbero successivamente provocato la chiusura della rivista e del suo imprigionamento in un campo di concentramento da cui sarebbe uscito solo nel 1945.

Prima della sua morte partecipò alla nascita della Repubblica Democratica Tedesca all'interno della quale vide l'esaltazione dei valori comunisti e prussiani che erano da sempre i suoi valori.

Karl Radek e il rossobrunismo

“Nell'anno 1923 ricordo di aver assistito a una nuova grande ondata di nazional-bolscevismo, nel senso vago e volgare dei contatti tra nazionalisti e comunisti. L'origine di questa ondata, in effetti molto litigiosa, è la linea di Schlageter per mezzo della quale il Partito Comunista Tedesco (K.P.D.) intende "conquistare la borghesia tramite la proletariaizzazione" usando deliberatamente il soggetto patriottico. Nel corso di questa campagna si potevano vedere i dirigenti del partito compromessi, anche per cercare un dibattito, con gli elementi qualificati come fascisti o “filo-fascisti”. I socialdemocratici e i partiti borghesi hanno rilanciato ancora una volta la vecchia accusa di convergenza tra i due estremi… l'araldo di questa nuova linea è stato Radek”.

Il nazional-bolscevismo tedesco dei primi anni '20 è indiscutibilmente modellato sulla figura del comunista internazionale Karl Radek. Incaricato dal Comintern di organizzare e coordinare la rivoluzione bolscevica in Germania, Radek comprese il vantaggio che si poteva trarre dal fenomeno nazional-bolscevico e non smise mai di favorirlo. Quando nel 1925 gli eserciti francese e belga occuparono il bacino della Rhur in risposta al mancato pagamento delle riparazioni di guerra da parte della Germania dissanguata, un importante movimento di resistenza fu organizzato dai nazional-rivoluzionari francesi.

Il capo di uno di questi, Leo Schlageter, fu catturato e giustiziato dall'esercito francese; Schlageter è diventato il primo eroe del nazionalsocialismo. Alla sua morte, Karl Radek gli ha promesso un omaggio in un sorprendente discorso tenuto davanti ai rappresentanti dell’internazionale comunista riuniti a Mosca. Karl Radek ha affermato: “la maggior parte dei tedeschi sono uomini che lavorano e si consacrano alla lotta contro la borghesia tedesca. Se le atmosfere patriottiche della Germania non decidono di fare loro la causa di questa maggioranza della nazione e di costituire in questo modo un fronte contro il capitale dell'Intesa e il capitale tedesco, allora la strada aperta da Schlageter sarà la strada verso il nulla".

In questo stesso discorso, pronunciato a Mosca il 20 giugno 1923, Radek parlò anche di Schlageter come del viaggiatore del nulla, in relazione al titolo di un romanzo dell'epoca.

Il discorso di Radek ebbe enormi ripercussioni in Germania. Sarà l'origine di numerose convivenze e dibattiti tra intellettuali tedeschi di estrema destra e leader comunisti, con Radek come capo.

Questa situazione non può che farci almeno pensare al dibattito in corso, in particolare, in Francia e che nell'estate del 1993 la grande stampa denunciò come "nazional-comunismo".

Warner Lerner, biografo di Karl Radek, evoca in modo impressionante l'azione di quest'ultimo: ”Nel 1923 Karl Radek tentò di utilizzare il partito nazista di recente creazione per distruggere la Repubblica di Weimar e favorire la rivoluzione comunista. Radek diede ai nazisti il loro primo eroe, Schlageter, fucilato dai francesi nel Rhur, e fece in sua memoria un celebre discorso, approvato da Stalin e Zinoviev. Radek ha espresso la convinzione, condivisa dai leader del Comintern, che la schiacciante maggioranza delle masse nazionaliste non appartenesse al campo dei nazionalisti, ma a quello dei lavoratori, e che centinaia di Schlageter si uniranno al campo della rivoluzione. D'altra parte, Hitler si fidava dei suoi compagni con la convinzione che un comunista poteva sempre diventare un buon nazista, ma che un socialdemocratico non sarebbe mai potuto esserlo".

La rinascita del comunismo nazionale negli anni '60

Per meglio vedere la nuova corrente di tendenza nazional-comunista dobbiamo prima guardare agli anni '60 con l'organizzazione transnazionale "Giovane Europa" e il lavoro di Jean Thiriart. L'attuale clima intellettuale è caratterizzato da un mite conformismo. Una delle manifestazioni più stupide di ciò è la spiccata volontà di dare a ciascuna corrente politica un'etichetta che la collochi in uno dei compartimenti convenzionali che si estendono dall'estrema destra all'estrema sinistra.

E quando un movimento rivoluzionario si trova al di fuori di questo sistema di classificazione "rien ne va plus". Arrivano pseudo-spiegazioni sulla "convergenza dei fini" e altre fantasie provenienti dall'apolitica o, semplicemente, dalla disonestà intellettuale.

L'organizzazione Giovane Europa non è sfuggita a questo fenomeno ed è classificata da più di 30 anni come estrema destra, cioè fascista, nel rifiuto di ogni realtà oggettiva. Se, al contrario, questa organizzazione europea viene studiata attraverso la sua storia reale e le sue pubblicazioni, la realtà è altra: siamo di fronte a un movimento rivoluzionario originale e non classificabile che si trova al di fuori del conformismo "di destra" o "sinistra" e che prende le sue posizioni, socio-politicamente così come in politica estera, dalla sintesi nazional-comunista o nazional-bolscevica degli anni '20 e '30.

Un '"organizzazione per la formazione di una struttura politica" e un partito rivoluzionario d'avanguardia, Giovane Europa ci ricorda il partito bolscevico dopo il 1903, per i suoi metodi e il suo progetto politico:

"Una rivoluzione richiede la congiunzione di diversi fattori: avere un'ideologia globale (e non solo un piccolo programma elettorale), essere un gruppo determinato, essere organizzato, omogeneo, disciplinato, cioè essere un partito d'azione; per trovare finalmente un punto di crisi,… Abbiamo un'ideologia, stiamo preparando un gruppo organizzato, attendiamo il punto di crisi".

Ex militante stalinista all'inizio della sua carriera politica prima della guerra, Jean Thiriart, fondatore e principale teorico di Giovane Europa, ha strutturato il suo movimento seguendo i principi della più rigida ortodossia organizzativa leninista e la sua gerarchia deriva direttamente dal "centralismo democratico". Inoltre, in diverse occasioni, Thiriart avrebbe riconosciuto apertamente l'influenza che Lenin esercitò su di lui

A partire dal 1960, la dottrina del movimento, il "comunitarismo nazional-europeo", il cui carattere sociale è stato affermato sin dall'inizio, derivò dalle posizioni nazional-comuniste. Se nei primi anni del movimento Thiriart aveva un orientamento di destra (fondamentalmente franco-belga) che si nutriva di un virulento anticomunismo, dal 1960 in poi affermò le posizioni ideologiche che erano in linea diretta con quelle che difenderà dagli anni Ottanta in poi, sotto il nome generico di “Scuola Euro-Sovietica”. Ciò richiedeva la creazione di una Grande Europa che si estendesse da Dublino a Vladivostok, il nazional-comunismo e una collaborazione tra l'URSS e l'Europa occidentale. Nel 1962 Thiriart scriveva: "A mio avviso, ci sono grandi possibilità che nei prossimi venticinque anni si formino i seguenti blocchi: le due Americhe (in seguito tornerebbe all'idea di vedere un'America Latina liberata dagli yankees), il blocco asiatico, Cina-India e il blocco Europa-Africa-URSS che ci permetterebbero di scrivere non più di "da Brest a Bucarest" ma di "da Brest a Vladivostok". La geopolitica sta già sottolineando questo futuro ”.

Dopo la definitiva eliminazione del settore di destra dell'organizzazione nel 1964, Thiriart guiderà Giovane Europa in una direzione in cui dominano due orientamenti generali: da un lato, l'antiamericanismo radicale e, dall'altro, un progressivo approccio alle posizioni nazional-comuniste. Thiriart vede il comunitarismo come un superamento del comunismo e non come il suo avversario, questo è un tipico atteggiamento nazional-bolscevico. Nel 1965 definì il comunitarismo "socialismo nazional-europeo" e aggiunse che "a metà del secolo il comunismo diventerà, che lo voglia o no, comunitarismo". In questo, la storia ha dovuto essere d'accordo con lui dato che prima della caduta del blocco sovietico, le riforme economiche che furono introdotte in Ungheria e Romania portarono l'economia comunista verso il comunitarismo.

Nel 1984, Thiriart specificava chiaramente che il comunitarismo è "comunismo europeo senza Marx". Questa evoluzione ideologica si tradurrebbe infatti in due modi diversi: una visione progressivamente più filo-sovietica che porterà alla creazione della Scuola Dottrinale Euro-Sovietica e, d'altra parte, un approccio da parte dell'organizzazione verso i regimi dell'Europa orientale, specialmente verso la Jugoslavia di Tito e la Romania di Ceaucescu. In un articolo intitolato "Scacchiera mondiale e nazionalcomunismo", Thiriart afferma che "il concetto rivoluzionario dei prossimi anni sarà la creazione di un'Europa socialista di tipo rivoluzionario, la nostra Europa comunitarista nella cui costruzione i blocchi militanti dell'Europa orientale devono svolgere un ruolo importante ".

Nell'estate del 1966, Thiriart si recò in Romania e Jugoslavia, moltiplicando i suoi contatti ufficiali. Nell'agosto del 1966, la rivista diplomatica ufficiale del governo jugoslavo Medunarodna Politika pubblicò, in serbo-croato, un lungo articolo di Thiriart intitolato "Europe do Bresta do Bucaresta". Le tesi nazional-comuniste europee della Giovane Europa erano di interesse visibile, e al livello più alto. Il più spettacolare di tutti questi contatti di alto livello è stato l'incontro tra Chou In Lai e Jean Thiriart, organizzato dai servizi di Ceauscescu in occasione della visita del Primo Ministro cinese a Bucarest nell'estate del 1966.

Nonostante questi successi tattici, l'organizzazione si sciolse nel 1969, con il ritiro di Thriart dalla politica militante per più di 10 anni.

Le ragioni di questo fallimento sono state, fondamentalmente, l'assenza di un terreno politico rivoluzionario durante i “golden sixities” e l'esaurimento delle risorse umane, materiali e finanziarie dell'organizzazione.

D'altra parte, le alleanze dell'organizzazione e le sue possibilità pratiche di successo furono ciò che portò Thiriart a consacrare una parte importante del suo pensiero dottrinale al ruolo che i regimi comunisti dell'Europa orientale, e persino dell'URSS, potevano svolgere nel processo di unificazione europea. Una posizione che ci ricorda i nazional-bolscevichi degli anni Venti che si aspettavano che l'Unione Sovietica svolgesse un ruolo rivoluzionario decisivo in Germania, oltre che spronare una vendetta contro i paesi dell'Intesa.

Jean Thiriart e il Nazional-Bolscevismo

Indiscutibilmente Jean Thiriart appare come una continuazione delle diverse correnti nazional-bolsceviche e nazional-comuniste tedesche degli anni '20 e '30. Ci sono, certamente, differenze che sono in gran parte radicate nell'evoluzione del contesto politico e internazionale esistente prima della seconda guerra mondiale e dopo gli anni Sessanta.

Un'apparente differenza fondamentale risiede nell'elemento nazionale. Thiriart respinse completamente l'idea di un piccolo nazionalismo tedesco e invece difese l'idea di un nazionalismo e di una comunità paneuropei. Bisogna aggiungere che il pensiero di Thiriart deriva direttamente dalla teoria dei "grandi spazi", che vede nella costruzione di grandi blocchi economici una risposta alla sfida del presente. Thiriart è altrettanto favorevole ai blocchi economici autarchici e all'autocentralizzazione, il cui profeta fu il tedesco Friedrich List. Dobbiamo contestualizzare questa posizione rispetto alla corrente nazional-bolscevica, e in particolare in relazione a Niekisch, che propose la costituzione di un "blocco tedesco-slavo da Vladivostok a Flessing". Thiriart propone la creazione di una "Grande Europa da Rijkjavik a Vladivostok". La differenza di posizioni, tuttavia, deriva principalmente da atteggiamenti anti-latini e anti-romani, perché Niekisch vedeva in questi il ​​potere dell'Intesa e quindi li credeva responsabili della decadenza e della rovina che la Germania e l'Unione Sovietica stavano avendo. In uno studio pubblicato nel 1982 e intitolato "L’Unione Sovietica nel pensiero di Jean Thiriart", anche Jose Cuadrado Costa ha affermato il collegamento di Thiriart con la corrente nazional-bolscevica degli anni '20 e '30. Cuadrado ha aggiunto: "Thiriart, guidato dal suo pragmatismo e dalla sua volontà rivoluzionaria, ha definito negli ultimi numeri di "La Nation Européenne" le linee essenziali di quello che potremmo chiamare nazional-bolscevismo in una dimensione europea".

È questo pensiero che costituirebbe il punto di origine di una nuova corrente politica e dottrinale nazional-bolscevica all'inizio degli anni '80.

Nazional-Maoismo: Non solo un insulto

Non si può parlare di sintesi nazional-comunista senza ricordare quello che i grandi giornali hanno chiamato, in modo inappropriato e ingiusto, nazi-maoismo.

Il 27 aprile 1978, l'organo "benpensante" "L'Unita", il quotidiano del Partito Comunista Italiano, pubblica un articolo in prima pagina dal titolo "La lingua di Freda e delle Brigate Rosse": un estratto di un libretto del 1968 scritto dal teorico della “Disintegrazione del sistema” Franco Freda.

"L'Unita" ha ritrovato espressioni usate in questo testo, che sembravano estratte da una delle numerose dichiarazioni ufficiali delle Brigate Rosse, e trovava "passaggi davvero impressionanti per l’identità di linguaggio usato da uno dei capi di un gruppo sovversivo del tempo con i leader sovversivi di oggi ”.

Questo è stato un bellissimo esempio di ciò che la stampa ha chiamato nazi-maoismo. Facciamo sapere che questo termine, nazi-maoismo, deriva più dall'insulto che dalla scienza politica, può essere attribuito solo ai giornalisti. Nessuna corrente politica ha mai usato questa parola o rivendicata come propria. Vediamo, quindi, a cosa si riferisce veramente.

La cosiddetta corrente nazi-maoista si incarnava principalmente nelle diverse frazioni della "Lutte du Peuple" che erano dirette derivate dei resti della Giovane Europa da cui assimilarono una parte della sua dottrina. "Jean Thiriart ... non è un vero insegnante, ma resta comunque un punto di riferimento molto serio per tutto ciò che riguarda l'Europa".

Lutte du Peuple è nata insieme alla sua fazione italiana Lotta di Popolo. Questa organizzazione è il risultato della fusione delle macerie di "Giovane Europa", rappresentativa di Jean THIRIART in Italia con vari gruppi di studenti nazional rivoluzionari. Subito dopo furono create organizzazioni sorelle in Spagna, Germania e Francia.

La fazione francese, la più importante dopo quella italiana, "Organizzazione Lutte du Peuple" (OLP) è stata fondata nel 1971 da alcuni nazionalisti di sinistra provenienti da "Ordre Noveau" e da socialisti europei di "Pour une Jeune Europe" (non da confondere con la Jeune Europe di Thiriart con cui non avevano alcun legame). Il loro capo era Yves Battaille. “In Italia hanno preso contatto con diversi gruppi extraparlamentari, ma in particolare con gli elementi più avanzati del nazionalismo europeo, questi ultimi ... hanno creato l'organizzazione "Lotta di Popolo". Tornati in Francia, questi nuovi militanti europei hanno costruito le basi di un nuovo movimento: non era altro che una replica della “Lotta di Popolo”. La fazione francese dell'O.L.P. era nata ”.

La fazione tedesca era la "N.R.A.O", la National Revolutionare Aufbau Organization.

Come insiste Yannick Sauveur, autore di uno dei rari e seri studi socio-politici sull'OLP "Se si ammette definitivamente la realtà di una corrente nazi-maoista, bisognerebbe affermare che non si tratta semplicemente di una conversione del nazional-bolscevismo, poiché il nazi-maoismo non è il nazional-bolscevismo degli anni settanta. La dimensione nazionale è cambiata. Non è più la Germania, ma l'Europa. Allo stesso modo in cui il bolscevismo non è dello stesso tipo di quello degli anni Trenta. Ora è il contributo ideologico e pratico di Mao ... che è indiscutibilmente considerevole. Infine, la comunità e l'unità dell'Europa che l'O.L.P. vuole portare avanti è, né più né meno, la trasposizione dell'opera di Mao adattata in ambito europeo e alla mentalità del popolo europeo ”.

Le diverse fazioni dell'O.L.P. spariranno alla metà degli anni Settanta senza lasciare eredi e senza poter resuscitare o riversarsi in un'alternativa politica. In Francia a causa della debolezza, In Italia dei colpi di un potere ultra-repressivo.

Il Rossobrunismo Oggi

Dopo la scomparsa di Giovane Europa nel 1969 e le successive sparizioni di simili gruppi francesi e italiani, bisogna guardare agli anni Ottanta per vedere resuscitare le idee di Thiriart e vedere una nuova corrente politica che può qualificarsi come nazional-comunista o nazional-bolscevica.

Nel giugno del 1984, a Charleroi, fu fondato il Partito Comunitarista Nazional-Europeo, P.C.N. Dalla sua creazione, questo partito ha categoricamente rifiutato le qualifiche di "destra" e "sinistra" e ha offerto una sintesi che può essere chiamata nazional-comunista.

I punti fondanti di questo nuovo partito erano la personalità dei suoi fondatori e la ferma coalizione tra europeismo e socialismo.

Il nuovo partito, dalla sua fondazione, assunse nella sua interezza le posizioni dottrinali della Giovane Europa post-1965 (il periodo di tempo cui fa riferimento il PCN con il suo nuovo nome e con quello della sua rivista "La Nacion Europea" [la Nazione Europea ]) e ha difeso la tesi comunitarista riguardo a un'Europa unita e comunitaria.

Il partito ha partecipato alle elezioni legislative in Belgio del 1985 e non è un caso che l'unica intervista pubblicata del presidente del partito sia apparsa sui giornali in occasione di queste elezioni. Le pubblicazioni furono fatte sul quotidiano socialista di Charleroi, "Le Peuple", in una favorevole intervista dal titolo "L’Europe jusqu’au Vladivostok" (32).

Dal 1988 il P.C.N. ha continuato a sviluppare il suo progetto unitario anti-sistema avvicinandosi all'associazione Europe-Ecologie.

Nelle elezioni legislative del novembre del 1991, il partito prosegue la sua strada e presenta, sotto le sue iniziali, una piattaforma elettorale aperta alle numerose formazioni di estrema destra, come la "League Le Pen" o i resti del "PFN" di Bruxelles, e nazionalisti di sinistra come "Alliance Republicaine Nationaliste Wallone " o "Association Europe-Ecologie" (33).

I giornalisti onesti che si sono occupati di questa formazione originale non hanno mancato di sottolineare la sua stranezza rispetto ai tradizionali schieramenti politici.

Dopo che C. Boursellier ha dedicato una grande sezione nel suo libro "Les ennemis du systeme" alla corrente nazional-comunista (34), Manuel Abramovicz ha descritto le posizioni anti-sistema del partito in un articolo pubblicato sul mensile "Republique" (35).

Gli avversari del P.C.N. hanno anche riconosciuto il suo carattere atipico. "The Anti-Semitism World Report" 1993, pubblicato dall '"Institute of Hebrew Matters" scrive che "il P.C.N. non è un'organizzazione di estrema destra… ”.

Il marcato orientamento del nuovo partito verso est è altrettanto caratteristico delle posizioni nazional-bolsceviche. La rivista che sarebbe servita come principale mezzo di espressione del P.C.N., "Conscience Europenne", include, nel 1983, un supplemento bilingue in francese e russo intitolato "La Russia è anche l'Europa". Fin dalla sua fondazione il partito ha difeso l'idea di una coalizione tra le due europe, quella occidentale e quella formata allora dal blocco sovietico. Il partito difende anche una teoria secondo la quale i confini orientali interni dell'URSS siano anche quelli dell'Europa.

Dal 1983, le principali correnti nazional-comuniste o nazional-bolsceviche contemporanee hanno adottato il lavoro dottrinale sviluppato da Jean Thiriart e dal P.C.N. In questo modo, in Russia la rivista "Elementy" o il Fronte nazionale-bolscevico fanno riferimento alle "idee di Thiriart". In Francia, il movimento Nouvelle Resistance, nato dalla sezione nazional-rivoluzionaria separatista del movimento di estrema destra Troisine Voie, farebbe importanti riferimenti a Thiriart e all'opera del P.C.N.

Questi difendono, più che mai, le posizioni anti-sistema e la volontà di una sintesi nazional-comunista che hanno inserito come obiettivi fin dalla loro fondazione; ciò è particolarmente evidente, guardando il loro desiderio di creare un Fronte Unito Nero / Verde / Rosso per contenere nazional-rivoluzionari, nazional-comunisti e ambientalisti per un movimento anti-sistema unitario.

In Italia è la rivista "Orion" che assume esplicitamente posizioni nazional-comuniste. Sempre in Italia, rappresentanti ufficiali delle forze di opposizione russe, Partito Comunista compreso, mantennero contatti regolari di scambio e collaborazione con gruppi della sinistra rivoluzionaria e del Partito Comunista di Rifondazione, alcuni dei cui esponenti collaborarono regolarmente ad Orion. In Spagna, questa corrente è rappresentata dall'Associazione Alternativa Europea che pubblica la rivista "Tribuna de Europa" (Tribuna Europea)."

Il Nazional-Bolscevismo In Russia

L'attuale dibattito sui grandi giornali sul nazional-bolscevismo è emerso, in gran parte, dalla corrente nazional-bolscevica in Russia. Non è un caso che questa corrente sia in primo piano a causa della profonda crisi che ha attraversato la Russia dall'esplosione dell'Unione Sovietica e per gli stratagemmi imperialisti sostenuti da Gorbaciov ed Eltsin che hanno portato il popolo russo verso soluzioni radicali che non sono ancora possibili in Europa occidentale. D'altra parte, il territorio politico lì è favorevole a un'unione dell'opposizione di sistema, sia essa nazionale-rivoluzionaria o nazionale-comunista, davanti al comune oppositore e davanti alle gravi minacce che incombono sul futuro della Russia.

Era normale che le forze che personificavano l'ordine, il progresso e il futuro reagissero insieme contro il cosmopolitismo e il dominio imperialistico. In questo modo le grandi testate hanno potuto realizzare striscioni accattivanti sull'alleanza tra i “bruni” e i “rossi” e scrivere articoli tendenziosi con l’obiettivo di stravolgere la realtà.

La realtà politica russa è un notevole esempio di due aspetti di quel movimento che al momento viene chiamato "la tentazione nazionale-bolscevica". In primo luogo, c'è una collaborazione tra le forze nazional-rivoluzionarie, di estrema destra e del vecchio apparato comunista. Questo è l'unico aspetto che al momento sottolineano i giornalisti del Sistema. Questa collaborazione ha trovato la sua espressione politica nella creazione del Fronte di Salvezza Nazionale.

La seconda caratteristica della realtà nazionale-bolscevica, la vera essenza di questa corrente politica, trovò il suo successo pubblico nel maggio del 1993, nella costruzione del Fronte nazional-bolscevico guidato da Alexander Dugin ed Edward Limonov.

Il manifesto di fondazione di questo movimento raccoglie le profonde preoccupazioni della corrente nazional-bolscevica in Europa. È anche necessario sottolineare il ruolo precursore della Giovane Europa nella diffusione delle idee nazional-comuniste nell'Europa odierna: "La lotta politica in Russia è arrivata a un punto critico. La fase di resistenza è terminata, quindi la tradizionale opposizione (puramente emotiva e di protesta) è scaduta. Il periodo di resistenza è terminato, è iniziato il periodo della salvezza nazionale. La nuova fase richiede nuovi metodi, nuove forme e nuovi strumenti di lotta. È per questo motivo che riteniamo necessario e urgente creare la struttura politica e ideologicamente radicale di un nuovo tipo che risponda alle esigenze della Storia. Questo sarà nazional-bolscevismo ”.

Questo manifesto specifica le preoccupazioni del nuovo movimento che sono le stesse della corrente nazional-bolscevica in Europa. ”Cos'è il nazional-bolscevismo? È la coalescenza dei modi più radicali della lotta sociale e della lotta nazionale, questo è il nazional-bolscevismo. Finora le due ideologie, quella nazionale e quella sociale, hanno saputo capirsi per mezzo di impegni e unioni temporanee e pragmatiche: nel nazional-bolscevismo si uniranno in un'entità inseparabile. In passato sono già state tentate unioni provvisorie delle due correnti, dai giacobini, attraverso Ustrialov, Niekisch e la Giovane Europa di Thiriart. Abbiamo la determinazione a realizzare questa convergenza estremamente importante. La rivoluzione sociale è sinonimo di rivoluzione nazionale e la rivoluzione nazionale è sinonimo di rivoluzione sociale ”.

Con questo manifesto il cerchio si è concluso. Dal precursore Niekisch a Thiriart, il Fronte Nazionale-Bolscevico, costituito dal Partito Radicale Nazionale, il Fronte d'Azione Nazionale-Rivoluzionario, il Movimento della Nuova Destra, il Movimento per sostenere Cuba e l'Unione della Gioventù Comunista, da vita in Russia alle speranze nutrite da alcuni pensatori e ideologi dell'avanguardia negli anni Venti.

È necessario ricordare le relazioni esistenti tra nazional-bolscevismo e fascismo, entrambi nati nello stesso periodo storico. Respingiamo in modo determinato la storiografia marxista che, essenzialmente per ragioni tattiche e poi propagandistiche, all'inizio degli anni '20 denunciava il fascismo come ideologia borghese e reazionaria.

È certo che il fascismo, proprio come il nazionalismo rivoluzionario, il nazional-bolscevismo o il marxista-leninismo, appartiene alla scuola socialista. In particolare è nato come il leninismo, dalle correnti blanquiste del XIX secolo.

Il fascismo nacque nella sinistra con Mussolini e sotto l'influenza di Georges Sorel. Era, infatti, il risultato di una revisione marxista e socialista; al che il ruolo svolto dalla classe lavoratrice nella lotta di classe fu sostituito dalla nazione. Questa sarebbe, d'altra parte, la strada tipica che ha portato dal socialismo al fascismo negli anni Trenta e quella che hanno seguito anche Marcel Deat e H. De Man.

Non è necessario cadere in analisi sommarie sul fascismo, che solitamente tendono a relegarlo come movimento di estrema destra. In particolare, non bisogna lasciarsi ingannare dal recupero della simbologia fascista operato da certi movimenti reazionari di estrema destra. Mi viene in mente l'esempio della Spagna di Francisco Franco. Prima della guerra civile del 1936-39, la falange spagnola di José Antonio Primo de Rivera era qualificata dalla destra spagnola come "bolscevismo da destra". Una volta terminata la guerra civile, il franchismo reazionario di destra si è appropriato della Falange lasciando Jose Antonio a morire sotto i proiettili di un plotone di esecuzione repubblicano.

I resti della Falange, dopo aver svuotato il suo contenuto rivoluzionario e sociale, si sono ridotti a un gruppo di mero decoro esterno. Servivano solo come scusa per un regime reazionario che dipendeva principalmente dalla Chiesa e dall'esercito.

D'altra parte, il fascismo differisce fondamentalmente dal nazional-bolscevismo. Anche se i due sono un'alleanza tra un'ideologia sociale e una nazionale, la loro differenza fondamentale sta nel loro rapporto con il marxismo. Per il movimento fascista, il marxismo è un rivale sulla strada della rivoluzione. Quindi è necessario neutralizzarlo e abbatterlo; da qui l'importanza data all'anticomunismo all'interno dell'ideologia fascista. Per il nazional-bolscevismo, al contrario, il marxismo o il comunismo non sono rivali, sono almeno alleati e nel migliore dei casi tendenze necessarie per integrarsi in un movimento unitario. Questo è il senso profondo della fusione nazional-comunista che vuole realizzare il nazional-bolscevismo. Questo è il viaggio politico e dottrinale nazional-bolscevico e nazional-comunista, com'era negli anni '20 e '30, come è oggi.

Due opposizioni insuperabili

Va ricordato il rapporto tra nazional-bolscevismo e nazionalsocialismo, poiché entrambi nacquero nella Germania di Weimar all'inizio degli anni venti.

Quanto abbiamo detto sui rapporti tra fascismo e nazional-bolscevismo vale anche in questo caso.

Bisogna anche fare riferimento alla classica distinzione operata dallo storico italiano Renzo de Felice che colloca le origini del fascismo italiano a sinistra e quelle del nazionalsocialismo tedesco a destra. Questi due movimenti hanno iniziato la loro strada da due lati diversi, solo per arrivare a una soluzione simile: la realizzazione di un'ideologia di tipo socialista e nazionale.

Il segno lasciato all'estrema destra dal nazionalsocialismo è innegabile, specialmente quando si esamina il suo contenuto razzista. È chiaro che le fondamenta del pensiero di estrema destra del movimento pangermanista e razzista del XIX secolo sono presenti sin dall'inizio nel cuore del nazionalsocialismo. Questi sono ciò che segnano la profonda divergenza tra nazional-bolscevismo e nazional-socialismo. Questa pratica razzista che consiste, in particolare, nel rifiuto del mondo slavo e nella visione dell'Europa orientale solo come territorio vitale per l'espansione germanica, poneva ovviamente nazionalsocialismo e nazional-bolscevismo su due fronti completamente opposti.

Dopo l'avvento del Terzo Reich, i nazional-bolscevichi si pronunciarono chiaramente in opposizione al nazionalsocialismo. La maggior parte di loro fu perseguitata e catturata. Wolffheim sarebbe morto in un campo di concentramento, mentre Niekisch ne sarebbe emerso in condizioni dolorose nel 1945. Sotto il Terzo Reich, i nazional-bolscevichi erano in dichiarata opposizione al regime.

Furono loro, in particolare, a sostenere la rete di spionaggio sovietica, chiamata impropriamente "Orchestra Rossa", appellativo che si riferiva a coloro che non erano comunisti ma nazional-bolscevichi.

Alcuni nazional-bolscevichi si sono fatti uno spazio nel Terzo Reich e hanno continuato a difendere, secondo la misura delle loro possibilità, la teoria di un'apertura ad est. Sarebbe il caso particolare del Bund Front, diretto ad Amburgo dal dottor Hessemaier, di cui abbiamo già parlato.

Questo è stato il caso, soprattutto, di Joseph Goebbels, ex militante nazional-bolscevico che avrebbe guardato al movimento socialista e avrebbe pensato di portare avanti l'imminente rivoluzione sociale. Durante il Terzo Reich, il dottor Goebbels mantenne forti simpatie verso l'URSS e alla fine della guerra, quando la maggior parte dei leader tedeschi tentò una pace separata con gli anglosassoni per seguire la guerra a est, Goebbels tentò di lavorare in senso opposto. A proposito, non si può non menzionare parole sorprendenti, estratte dal suo diario nel 1925: “nessuno zar ha mai capito il popolo russo come Lenin. Ha dato ai cittadini russi quello che ha sempre visto nel bolscevismo: libertà e proprietà”. Successivamente ha aggiunto: “un legame con l'occidente significa arrendersi per sempre. Restiamo quindi al fianco della Russia come partner alla pari nella lotta per la libertà ”.

Marxismo-Leninismo e Nazional-Bolscevismo

Bisogna anche ricordare il rapporto tra marxismo-leninismo, come ideologia politica, e nazional-bolscevismo.

Se i leader comunisti hanno mostrato, come ha fatto Karl Radek, il loro interesse per il nazional-bolscevismo, la scuola ufficiale marxista-leninista ha respinto questa tendenza. Nel 1919, gli Spartani, la corrente ufficiale rappresentata nella Prima Internazionale, iniziarono a espellere i nazional-bolscevichi dalle loro file. Questa fu l'origine della divisione all'interno del K.A.P.D., di cui si parlava già a proposito del gruppo di Amburgo di Laufenberg e Wolffheim. Dopo il 1920, queste persone furono tutte escluse dal loro partito, il K.A.P.D. Da allora in poi, fino all'inizio degli anni Trenta, il nazional-bolscevismo in Germania diventerà solo una tendenza riservata al campo nazionalista.

La scuola marxista-leninista era (e sarà sempre) estremamente maldisposta verso il nazional-bolscevismo. senza dubbio lo considerava un punto mancante nella sua stessa dottrina.

Il Comintern, l'Internazionale comunista allora diretta da Lenin, sviluppò due diverse tattiche riguardo alla rivoluzione mondiale. Per i paesi sviluppati, doveva lanciare una rivoluzione di tipo sovietico da parte delle forze proletarie. Al contrario, per i paesi colonizzati o semicolonizzati, che oggi chiameremmo in via di sviluppo, la Prima Internazionale e lo stesso Lenin svilupparono una strategia di tipo nazional-rivoluzionaria o nazional-comunista. Si trattava di tentare di creare un'unità tra rivoluzionari nazionalisti e comunisti. Mao a sua volta avrebbe dato a questa teoria il suo pieno sviluppo e avrebbe creato per essa una posterità storica inaspettata.

La Germania degli anni venti, un paese sviluppato e capitalista, evidentemente non poteva entrare in questa categoria leninista.

Molteplici sono anche le posizioni dei primi nazional-bolscevichi rispetto al confronto con il comunismo. Il nazional-comunismo di Amburgo, ad esempio, rappresenta un'autentica coalizione tra i valori nazionalisti e l'ideologia leninista. I nazional-bolscevichi originati in altre atmosfere, come Niekisch, ad esempio, avrebbero sviluppato tendenze politiche per un'unione dei rivoluzionari nazionalisti e comunisti con l’unico obiettivo di contrastare la Repubblica di Weimar. In relazione alla politica estera favorirono un'unione tra Germania e Unione Sovietica contro le potenze dell'Intesa per vendicare e portare alla rinascita della patria tedesca.

Sarà necessario parlare della corrente del professor Friedrich Lenz, e della sua rivista "Der Vorkampfer", per poter assistere alla ricomparsa di un autentico nazional-comunismo. Infatti, tra il 1930 e il 1933, il professor Lenz sviluppò una sintesi originale che avrebbe fuso ideologia marxista e nazionalista. Partendo dai concetti marxisti, sviluppò un'interessante teoria economica che ebbe origine dalle teorie di Marx e da quelle di Friederich List, il grande teorico tedesco del "nazionalismo economico".

In particolare, scrive Lenz:

"Abbiamo come obiettivo, come dice Hegel, sigillare i nostri tempi mediante il pensiero, in modo da acquisire la conoscenza delle basi sistematiche. Vale a dire, a partire dalla teoria, in modo da avere la capacità di ordinare politicamente le contraddizioni sociali. In questa sintesi, Hegel sarà integrato da Lenin e List da Marx. Nessuna analisi delle trasformazioni strutturali internazionali può sfuggire a tali guide”.

Questo è, dopo il lavoro del gruppo di Amburgo negli anni 20, un tipico esempio di coalizione tra marxismo e nazionalismo rivoluzionario. Riguardo alle teorie di Marx, Lenz ha affermato in particolare che "la sua analisi scientifica della realtà economica è anche un'arma indispensabile per il nazionalismo" .

Pertanto, si distinguono due tendenze divergenti, riguardo al marxismo-leninismo, nel cuore di quella che comunemente si chiama corrente nazional-bolscevica.

Da un lato, una tendenza vede in esso nient'altro che un alleato tattico. Tale è stato il cuore del dibattito tra intellettuali di estrema destra e comunisti negli anni Venti, come è ancora oggi. Questi intellettuali di estrema destra rimasero, tuttavia, fondamentalmente contrari al marxismo.

La seconda tendenza, evidente nel gruppo di Wolffheim e Laufenberg così come in quello del professor Lenz, tenta una coalizione dottrinale usando concetti comuni sia dell'ideologia nazionalista che del marxista-leninismo.

Le opere dottrinali di Jean Thiriart dei primi anni Ottanta e quelle sviluppate nello stesso periodo dal P.C.N., assumono quest'ultima tendenza. A tal fine, questo partito presenta il comunitarismo come una "ideologia di sintesi che vuole fondere ideologie marxiste-leniniste e nazional-rivoluzionarie in una sintesi di offensiva dottrinale: il socialismo del XXI secolo".

Il Rossobrunismo nella Rivoluzione Conservatrice

La relazione tra la rivoluzione conservatrice e il nazional-bolscevismo dovrebbe essere chiarita.

Il termine Rivoluzione Conservatrice, infatti, è designato a una corrente politica presente nella Germania di Weimar; si chiamava così per lo studio che Armin Mohler le consacrò nel 1950. L'espressione era stata usata in precedenza da Arthur Moeller Van Den Bruck, un teorico dell'epoca.

Nella sua tesi sul nazional-bolscevismo, il professor Louis Dupeux dedica un'ampia sezione all'analisi dei rapporti tra questa corrente e la rivoluzione conservatrice, che ha qualificato come "sostegno ideologico del nazional-bolscevismo". Questa è la principale critica che si può fare al suo lavoro. Per il professor Dupeux, il nazional-bolscevismo è una tendenza radicale derivata dalla rivoluzione conservatrice. Questa relazione si stabilisce in base a una serie di convergenze nei simboli e nel vocabolario comune presenti in entrambe le tendenze. Tuttavia questa assimilazione è completamente inadeguata.

Infatti, la Rivoluzione conservatrice, in cui troveremo il pensiero di Moeller Van Den Bruck o di Spengler  in primo piano, si basa principalmente su un rifiuto fondamentale del bolscevismo e in una visione romantica e idealizzata del un'età dell'oro passata.

Questa, inoltre, è la caratteristica dei movimenti più conservatori in Europa e in particolare in Francia.

Al contrario, il nazional-bolscevismo non è solo un'ideologia rivoluzionaria che cerca un'alleanza o una coalizione dottrinale con il bolscevismo, ma piuttosto le tesi nazional-bolsceviche sono sorprendentemente aggiornate (non guardano mai al passato), siano esse le tesi in favore di un'economia autarchica dei grandi spazi, dell'economia di potenza, della definizione dello Stato o a favore della glorificazione tecnocratica.

Pertanto, la questione della convergenza del vocabolario o delle relazioni tra gli individui, non dovrebbe trarci in inganno. Ad esempio, il fatto che sia socialdemocratici che bolscevichi si riferiscano al marxismo, non significa che entrambi appartengano a un'unica scuola politica.

D'altra parte, smettiamo di guardare alle posizioni attuali degli eredi del nazional-bolscevismo e di quelli della rivoluzione conservatrice. Oggi, le principali correnti nazional-comuniste in Europa si definiscono nemiche dichiarate dell'estrema destra conservatrice. Lo fanno in modo espressivo, originando dalle stesse posizioni dei loro predecessori negli anni '20 e '30.

Due correnti di una stessa famiglia

È anche indispensabile specificare le relazioni tra nazionalismo rivoluzionario e nazional-bolscevismo. Il nazionalismo rivoluzionario, era un'importante corrente politica presente nella maggior parte dei paesi europei durante gli anni venti. Nella Germania di Weimar, e in particolare con i fratelli Junger e il loro “neo-nazionalismo”, ha rappresentato una corrente intellettuale e politica di grande risonanza.

Il nazional-bolscevismo dovrebbe trovarsi al tempo stesso dentro e fuori questa corrente, della quale rappresenta l'espressione più rivoluzionaria. D'altra parte, è stato il nazional-comunista Laufenberg che ha usato per la prima volta l'espressione di "nazionalismo rivoluzionario": "All'interno del Partito nazionale tedesco inizia la separazione degli strati di intelligenza più attivamente idealisti, che sono sempre stati i paladini dell'idea nazionale e la cui avanguardia riconosce oggi in condizioni generali che gli attuali obiettivi nazionali possono essere raggiunti solo con mezzi rivoluzionari. Così i lavoratori intellettuali sono attratti dai movimenti comunisti ... Il movimento nazional-rivoluzionario e il movimento social-rivoluzionario sono ridotti l'uno all'altro; non hanno un'organizzazione comune, ma il loro incontro politico si svolge nella pratica”.

Oggigiorno, queste due correnti politiche sono sempre strettamente legate l'una all'altra. Gli attuali nazional-comunisti si sono inseriti nel campo nazional-rivoluzionario. Questa è, ad esempio, la strada scelta dalla Nouvelle Resistance in Francia, dal National-Bolshevik Front in Russia, Orion in Italia e Alternativa Europea in Spagna, che si presentano apertamente come sintesi tra ideologie nazional-comuniste e ideologie nazional-rivoluzionarie.

Sarebbe anche conveniente specificare la relazione tra queste due correnti. Il nazional-comunismo è, infatti, uno sviluppo radicale e ultra-rivoluzionario del nazionalismo rivoluzionario stesso. Il nazionalismo rivoluzionario mantiene certe apprensioni nel suo rapporto con il marxista-leninismo, che considera nel migliore dei casi come un semplice alleato.

Il nazional-comunismo porta avanti una coalizione offensiva tra due correnti ideologiche in una sintesi dinamica.

Bolscevismo Nazionale e Nazional Socialismo

Bisogna necessariamente analizzare quello che è stato chiamato "nazismo di sinistra", le cui figure più eminenti furono i fratelli Otto e Gregor Strasser, rappresentanti dell'ala socialista e rivoluzionaria del movimento nazionalsocialista. Questi due si erano opposti a Hitler dall'inizio del movimento. Gregor fu assassinato durante l'epurazione del 30 luglio 1934 (la celebre "notte dei lunghi coltelli") mentre suo fratello Otto avrebbe continuato a incoraggiare un movimento di sinistra nazionalsocialista per resistere al regime di Hitler, lo "Schwarze Front" (Fronte nero).

All'inizio degli anni sessanta, questione che interessa maggiormente questo studio, Otto Strasser, conquistato alla causa unitaria europea, concederà due interviste per le riviste di Jeune Europe verso la quale manifestò le proprie simpatie.

Tuttavia, il nazismo di sinistra non faceva parte della corrente nazional-bolscevica. Questa corrente dimostrò il suo desiderio di un'apertura ad est e si oppose a tutte le "crociate" contro l'URSS (in questo si oppose alla teoria hitleriana del "Drang nach Osten"); manifestò anche un notevole desiderio socialista. Ma la sua posizione rispetto al marxismo-leninismo lo allontana fondamentalmente dal nazional-bolscevismo. In realtà, gli strasseriani nazionalsocialisti vorrebbero allontanare le masse proletarie dal marxismo per portarlo nel campo nazionalsocialista. Non si tratta, quindi, di un'alleanza o di una fusione con i comunisti.

Il professor Dupeux ha scritto in questo senso: "Non è corretto assimilare Otto Strasser al nazional-bolscevismo come hanno fatto molti autori ai suoi tempi e oggi" e aggiunge: "Se la 'sinistra' nazionalsocialista dichiarava sinceramente di partecipare alla lotta di classe e cercava l'appoggio dei lavoratori, il suo obiettivo implicito era il consolidamento o meglio l'avvento delle classi medie”.

L'espulsione dei fratelli Strasser dal partito nazionalsocialista (N.S.D.A.P.) non impedirà a certi nazionalsocialisti di sinistra di prendere posto all'interno del partito. È il caso, in particolare, del dottor Goebbels, ex segretario di Gregor Strasser, che diventerà ministro della Propaganda e della cultura popolare, senza però rinunciare ai suoi orientamenti socialisti e rivoluzionari.

Oltre Le Dicotomie Classiche

Parlando di nazional-bolscevismo, il professor Dupeux ha scritto: "il nazional-bolscevismo è certamente la creazione più ambigua del vocabolario politico della Repubblica di Wiemar".

I dubbi hanno assalito lo storico e il giornalista quando hanno cercato di caratterizzare le posizioni nazional-bolsceviche. "È l'estrema destra dell'estrema sinistra o dell'estrema sinistra dell'estrema destra?"

Nel 1960, il primo libro importante, scritto da Otto Ernst Schuddekop, che fu consacrato a questa realtà, si intitolava "Liben leute von rechts", tradotto grosso modo come "gente di sinistra della destra". Un titolo che rivela tutta l'ambiguità del fenomeno quando si cerca di spiegarlo con le classiche categorie politiche dei regimi occidentali dell'epoca moderna. I nazional-bolscevichi sono fascisti di estrema sinistra o bolscevichi di estrema destra?

L'assurdità della domanda e le parole usate esemplificano chiaramente che le classificazioni politiche sinistra / destra sono completamente incapaci di riflettere la realtà delle ideologie rivoluzionarie e atipiche come quelle nazional-bolsceviche e nazional-comuniste.

Non si può non pensare alla celebre citazione del grande filosofo spagnolo Ortega y Gasset, spesso citata dai bolscevichi nazionali contemporanei: "Essere della sinistra è, come essere della destra, una delle infinite maniere che l'uomo può scegliere per essere imbecille: ambedue, in effetti, sono forme dell'emiplegia morale".

Il nazional-bolscevismo o la "convergenza dei fini, passando da uno all'altro, la fusione dei rappresentanti di entrambi i fini" è un fenomeno incomprensibile per chi ragiona con le classifiche politiche classiche del regime, che si diffonde dall'estrema destra all'estrema sinistra, e dove destra e sinistra sono presentate come campi opposti e inflessibili. Fascismo, stalinismo, bolscevismo o estrema destra non possono mai incontrarsi e tutte le convergenze appaiono, agli occhi degli specialisti del “pretendente” conformista, come innaturali.

Lo scrittore polacco Malynske propone l'unione e il compromesso storico tra i fini e denuncia l'unione di interessi tra borghesia, burocrazia e partiti sindacalisti come una coincidenza: "i blocchi di estrema destra e di estrema sinistra dovrebbero sollevarsi contro questo blocco di insolenza democratica, rapacità finanziaria e dominio ”. Altrettanto accentua la "certa somiglianza profonda tra coloro che si definiscono estrema destra ed estrema sinistra, perché, per quanto strano possa sembrare, sembra che siano in realtà le due parti del campo sociale contemporaneo tra le quali, se non si guarda superficialmente, inflessibili gli non esistono interessi inconciliabili, né l'antitesi di aspirazioni. Al contrario, questa irriducibilità e queste antitesi esistono necessariamente tra queste due correnti e la borghesia”.

Nell'introduzione di questo articolo abbiamo ricordato il fenomeno giornalistico provocato dal nazional-bolscevismo nell'estate del 1993.

Uno pseudodibattito sorse sui grandi giornali francesi, da "Liberation", "Le Monde", "Globe" e "L'Evenement de Jeudi" che poi si fece strada sui giornali di altri paesi come quelli di Belgio, Italia e Spagna.

Questo dibattito è nato da un regolamento dei conti interno al Partito Comunista Francese che si preparava alla successione al vertice con Georges Marchais. Una campagna stampa nata mesi prima in Germania è nata anche da un grande scandalo politico scaturito dall'incontro tra uno dei vicepresidenti del Partito socialista democratico, il P.D.S. (il nuovo nome del Partito Comunista Tedesco) e uno dei membri responsabili dell'offensiva nazionale, formazione classificata di estrema destra.

Riguardo a questo, i giornalisti tedeschi hanno parlato di nazional-bolscevismo e, in questo senso, hanno denunciato la "tentazione" che esiste in Germania. "Der Spiegel", in particolare, ha consacrato diversi articoli a questo argomento.

Questo dibattito tedesco ha trovato eco anche qualche settimana fa in occasione della pubblicazione di un articolo dal titolo "National-Bolchevisme, un spectre allemand” nel numero 87 della rivista "Les dossiers de l'Histoire". Contrariamente agli articoli già citati, questo dossier rappresentava uno studio un po' più serio, avendo ovviamente attinto in buona parte dalla tesi del professor Louis Dupeux, senza mai citarla. L’articolo, tuttavia, manca di profondità storica poiché vede nel bolscevismo nazionale solo una tentazione e una realtà tedesca, sia negli anni '20 e '30 come oggi; Gli autori dell'articolo hanno visibilmente ignorato l'espansione del fenomeno nazional-bolscevico in Europa durante gli anni Sessanta e, in particolare, la realtà odierna in diversi paesi europei.

Lo pseudo dibattito condotto sulla stampa mainstream ha infatti solo un fine polemico (ovviamente per uso interno finale del Partito comunista francese, dove serve a un regolamento di conti tra fazioni opposte) riguardo la convergenza tra certi della nuova destra, come Alain De Benoist e gli intellettuali comunisti. Questi articoli "accusano" anche alcune riviste anticonformiste, come "Le Choc du Mois" o "L'Idiot International" pubblicate a Parigi dal coraggioso e talentuoso anticonformista Jean-Eden Hailler,  dove scrivono pensatori classificati sia come "comunisti" che come "estremisti di destra".

Che sia per ignoranza o per volontà censoria, i giornalisti che scrivono questi articoli evitano continuamente di parlare dell'altra realtà del fenomeno nazional-comunista, che si è visto]alla fine di questo XX secolo; vale a dire delle diverse realtà politiche come le organizzazioni integrate nel Fronte europeo di liberazione.

La maggior parte questi articoli senza dignità non merita il nostro spreco di tempo, poiché cadono facilmente in insulti e offese politiche.

In questo senso, è ancora necessario svelare la "perla". Nel settimanale "Globe" del luglio 1993, un certo Laurent Dispot indirizzava una lettera aperta a Georges Marchais, qualificandolo come "Messerschmit nazional-comunista"  e si rifugiava nella vecchia favola sul "partito dei fucilati" ”(L'autore ignora senza dubbio che la collaborazione è stata, in gran parte, una questione di sinistra e di estrema sinistra, comunisti compresi). Dispot propone come rimedio al “pericolo nazional-comunista” che denuncia, un'Europa unita e quello che chiama un “socialismo europeo”. Ciò che è veramente notevole è che in questi articoli che fingono di essere ben studiati, i giornalisti ignorano semplicemente che nei movimenti nazional-comunisti più contemporanei, da Lisbona a Mosca, questa costruzione europea è difesa sulla linea della Giovane Europa e in un modo molto più profondo rispetto alle timide proposte che la socialdemocrazia europea presenta come panacea universale. L'autore di questo articolo non ha certamente mai sentito parlare di Jean Thiriart o della scuola euro-sovietica.

Il tono generale di questa campagna di stampa si rivela quando, a più riprese, si usa come riferimento “I linguaggi totalitari” di Jean Pierre Faye. Questo lavoro, pubblicato nel 1972, è stato compilato sulla base di una documentazione incompleta e spesso di parte; è un lavoro pieno di errori che il professor Louis Dupeux ha già denunciato nella sua tesi. Ciò che è sintomatico è che quest'ultima opera di consultazione, l'unica esistente fino ad oggi, non viene citata una sola volta nei numerosi articoli apparsi sulla stampa nell'estate del 1993.

Anche il fatto che questi articoli non citino i nomi dei nazional-comunisti di Amburgo del 1918, Wolffheim e Laufenberg, è molto rivelatrice. Questi uomini erano veramente autentici comunisti che furono all'origine del primo movimento nazional-comunista in Germania e in Europa. È anche vero che la traiettoria di Laufenberg all'interno della corrente dottrinale comunista è importante ed estremamente scomoda per i conformisti del "pret a penser", come sottolinea Louis Dupeux: "possiamo vedere come la tesi adottata da Laufenberg sulla 'schiacciante maggioranza del popolo’ sarà adottato - due volte - dai comunisti ortodossi". Una tesi che sarebbe anche oggi la base del lavoro dei giuristi costituzionali sovietici!.

L'altra caratteristica principale di questo dibattito intellettuale è il suo eccessivo positivismo. Numerosi sono infatti gli articoli dedicati a figure dell'atmosfera intellettuale parigina (i pochi autori russi citati servono solo a contribuire al dibattito microcosmico parigino). La dimensione europea del nazional-bolscevismo contemporaneo, la sua vera dimensione politica al di là di ogni cenacolo di intellettuali parigini, è completamente sconosciuta a questa campagna di stampa.

Sorel: Il precursore

Non si possono ricordare le diverse correnti nazional-bolsceviche o nazional-comuniste, siano esse degli anni Trenta o dell'epoca attuale, senza ricordare Georges Sorel, il grande teorico socialista e rivoluzionario del sindacalismo; pochi uomini hanno avuto un’influenza così importante, tanto da influenzare sia Lenin che Mussolini.

Georges Sorel è una figura quasi unica all'interno del mondo intellettuale francese della fine del XIX e dell'inizio del XX secolo.

Dal 1907, Georges Sorel, oppositore del regime democratico borghese e del sistema liberale dominante in Francia, sarà l'anima dell’avvicinamento tra coloro che nell'estrema destra e nell'estrema sinistra rifiutavano il sistema. Cioè un avvicinamento tra i nazionalisti, la cui figura emblematica era Maurice Barres, i monarchici di Charles Maurras, e i leader sindacalisti rivoluzionari che venivano dalla corrente blanquista di sinistra.

Attraverso le riviste, "Revue critique des idees et des livres" (1907), "La cite francaise" (1910) e successivamente "L'Independence" (1911-1913), Georges Sorel sarà l'artefice di un'importante agitazione intellettuale nella quale parteciperanno teorici maurrasiani del nazionalismo monarchico integrale, come il rivoluzionario nazionale Maurice Barres, pre-fascisti come Georges Valois, nonché numerosi sindacalisti e teorici dell'estrema sinistra, in particolare Eduard Berth e Daniel Halevy.

L'influenza e il clamore esercitati da Sorel in Europa furono spesso riconosciute in Lenin. Mussolini riconoscerà sempre il debito che doveva a questo grande teorico socialista. Veniva dal campo socialista rivoluzionario di inizio del secolo. Dopo la guerra, l'influenza di Georges Sorel si sarebbe fatta sentire anche nel movimento fascista francese di Georges Valois.

Ma soprattutto, le sue teorie trovarono un'importante continuazione nelle tendenze nazional-rivoluzionarie e nazional-bolsceviche che apparvero in Germania negli anni '20 e '30.

Sorel ha teorizzato lo "sciopero generale" in cui ha visto i mezzi per demolire il regime borghese. Non si può non assimilare le sue concezioni a quelle dei nazional-comunisti Wolffheim e Laufenberg. Per questi l'azione parlamentare scomparirebbe di fronte a “scioperi di massa” capaci di costringere lo Stato borghese a ritirarsi progressivamente fino a quando il proletariato non eserciterà definitivamente la sua dittatura.

Georges Sorel non visse abbastanza da vedere gli effetti importanti della sua influenza dottrinale, sarebbe morto nel 1922 senza vedere lo sviluppo dell'URSS né la vittoria di Mussolini in Italia. Il giorno della sua morte, il governo bolscevico del nuovo Stato sovietico e lo Stato fascista italiano cercarono entrambi di farsi carico del suo funerale. Questa è l'immagine finale di un destino sorprendente che serve a mostrarci cosa rappresentano le nozioni "destra" e "sinistra" per un pensatore rivoluzionario.

In particolare Sorel fu, con Georges Valois, l’animatore del "Circolo Proudhon" che conteneva monarchici, sindacalisti nazionalisti e rivoluzionari.

Una strada che non può che ricordarci l'attuale opposizione patriottica russa formata da comunisti, rivoluzionari nazionalisti e monarchici russi. Particolarmente rilevante, a questo proposito, è l'edizione numero 1 della rivista "Elementy", di Alexander Dugin, che raffigura le tre bandiere dell'opposizione patriottica unita: la bandiera rossa comunista, la bandiera tricolore dei monarchici con l'aquila bicefala e la bandiera nera dei rivoluzionari nazionali.

Contro il fallimento dell'opposizione al sistema

Il fallimento del sistema politico dominante ci sorprende ogni giorno di più. L'economia mondiale capitalista, sotto l'egemonia degli Stati Uniti, ha proclamato la sua vittoria sul sistema comunista; ma allo stesso tempo è arrivata allo stadio finale della sua decadenza. Una scala globale di questa economia non è possibile. L'impossibilità di aprire nuovi mercati porta inevitabilmente alla formazione di giganti economici e ad una eventuale guerra tra di loro.

Le dialettiche nazional-bolsceviche sono, infatti, una risposta all'attuale situazione di degrado sociale, economico e politico, al fallimento del sistema educativo, all'incapacità di assicurare la piena occupazione, alla crescita della povertà e della disoccupazione, al ritorno della miseria sociale che ogni giorno indica il fallimento del sistema capitalista e la partitocrazia degli pseudo-democratici che lo incarnano. L'alternativa nazional-bolscevica è la risposta al fallimento del modello americano, alla sua pretesa di dominare l'economia mondiale e al suo desiderio di svolgere il ruolo di poliziotto mondiale.

L'opposizione al sistema, in tutta Europa, è presente dalla fine della seconda guerra mondiale. Le sue formazioni sono spesso locali, di tipo regionale “poujadista”, cioè senza possedere alcuna volontà rivoluzionaria, coesione o pianificazione. Questo è ciò che ha salvato il Sistema fino ad oggi. L'opposizione al Sistema comprende un ampio arco socio-politico: l'opposizione nazionale (estrema destra), l'opposizione comunista (estrema sinistra), l'opposizione neo-poujadista delle classi medie e le diverse correnti di opposizione ambientalista,queste non rappresentano una vera minaccia per il sistema. Tali forze di opposizione l'una di fronte all'altra, e non coordinate tra di loro, vengono riassorbite dal Sistema movimento dopo movimento, protesta dopo protesta.

La dialettica nazional-bolscevica vuole rispondere al fallimento dell'opposizione isolata, fallimento che rivela chiaramente che all'opposizione manca più un cervello che un cuore e, come sottolineato da Lenin, Gramsci e Thiriart, un partito rivoluzionario. Senza un partito rivoluzionario, non c'è rivoluzione e senza un'unione rivoluzionaria, politica, organizzativa e teorica, non c'è opposizione unita. La questione chiave su questa unione di opposizione contro il Sistema e la sua struttura è al centro del dibattito indotto dal nazional-bolscevismo, com'era all'inizio degli anni Venti e com'è alla fine del XX secolo.

Considerazioni finali

La stampa del sistema, intenzionata a discriminare l'alternativa nazional-bolscevica, ha elaborato grandi striscioni su una sediziosa alleanza rossobruna, rimanendo lontana da ogni realtà politica.

È evidente a qualsiasi osservatore lucido, o semplicemente, onesto che il punto centrale del nazional-bolscevismo non è affatto un'alleanza tra sediziosi neo-nazisti e comunisti arcaici, ma si tratta di un'unità tra l'opposizione alle forze dinamiche del Sistema: i neo-nazisti bruni, o nostalgici, non hanno posto in questa unione e non sono altro che semplici marionette incoraggiate dai servizi segreti di Washington e Tel Aviv per seminare odio e divisione all'interno dell'Europa.

Oggi lo scopo della strategia nazional-bolscevica è organizzare una rivolta, incanalare l'insoddisfazione. È certo che quando i movimenti pseudo-oppositori situati nell'estrema destra (come il Fronte nazionale francese o il MSI - oggi Alleanza Nazionale -) o gli ambientalisti, danno prova definitiva della loro incapacità di organizzare questa rivolta e di diventare un'alternativa al Sistema, la strada sarà finalmente aperta per un movimento veramente rivoluzionario. Questa sarà l'ora del bolscevismo nazionale. In questo senso, l'esempio della rivoluzione russa del 1917 è pieno di significato storico. Dopo i liberali di febbraio, dopo Kerensky, sono arrivati ​​i bolscevichi e la Rivoluzione d'Ottobre.


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